Iran, dopo l'accordo sul nucleare subito cento miliardi. Ecco cosa cambia con la firma

Iran, dopo l'accordo sul nucleare subito cento miliardi. Ecco cosa cambia con la firma
di Siavush Randjbar-Daemi
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Domenica 17 Gennaio 2016, 10:14
L'annuncio di Vienna spiana la strada alla fine di un decennio di sanzioni che hanno ridimensionato l'economia iraniana. Nella primavera del 2006 il Consiglio di Sicurezza Onu cominciò a promulgare le misure volte a bloccare l'allora espansione senza freni del programma nucleare di Teheran. Nel mezzo decennio successivo l'Unione Europea e gli Stati Uniti hanno ulteriormente innalzato il tiro, escludendo in particolare il Paese mediorientale dai mercati finanziari globali. Una delle prime misure a favore dell'Iran sarà l'entrata di un centinaio di miliardi di dollari in proventi petroliferi che sono stati bloccati in conti all'estero negli ultimi anni.

GLI EFFETTI IMMEDIATI
Dall'indomani dell'implementation day, la Repubblica islamica potrà nuovamente esportare il proprio petrolio verso l'Unione Europea, che aveva cessato le importazioni nel 2012, avrà nuovamente accesso a circuiti bancari come Swift, la quale ha terminato i propri rapporti con molti istituti di credito iraniani nello stesso anno, potrà nuovamente assicurare petroliere contenenti greggio iraniano tramite polizze occidentali e avrà accesso a mercati da cui è rimasta interdetta sin dal lontano 1979, come l'acquisto diretto di aerei e componenti, sinora proibiti.

Il ministro dei Trasporti iraniano, Abbas Akhoundi, ha dichiarato recentemente che l'Iran intende ordinare un centinaio di velivoli della Airbus, per sostituire così apparecchi vetusti acquistati di seconda mano o risalenti a prima della Rivoluzione islamica, quando l'Iran Air era uno dei maggiori clienti della Boeing.

Nelle ore in cui Zarif e Kerry stavano discutendo i dettagli dell'implementation day, l'agenzia di stampa Mehr notava la presenza a Teheran di manager di rilievo della Total e della Shell. L'Iran ha già varato un nuovo modello contrattuale per gli accordi petroliferi, che apre 50 giacimenti alle compagnie occidentali, e propone periodi più duraturi e redditizi, dalla durata di almeno due decenni. Teheran, che aspira a raccogliere investimenti esteri sugli idrocarburi per almeno 25 miliardi di dollari, dovrà però confrontarsi con il calo del prezzo del barile, sceso venerdì a 29,70 dollari proprio per l'imminente ritorno del greggio iraniano in un mercato saturo.

L'annuncio congiunto di Javad Zarif e Federica Mogherini genererà pure un giro di vite nel rapporti, sinora cauti, tra gli operatori economici iraniani e quel folto gruppo di imprenditori della media e piccola impresa europea che ha rimandato la stesura di accordi impegnativi al periodo successivo alla rimozione delle sanzioni.

Gli operatori locali hanno reagito in maniera assai positiva. Il tasso di cambio ufficioso della moneta nazionale, il rial, spesso schizzato alle stelle nei periodi di maggior tensione, ha fortemente ricuperato terreno contro dollaro, euro e sterlina nei giorni scorsi. La borsa di Teheran ha registrato un rialzo record, scalando oltre 1300 punti nella giornata di ieri.

IL NUOVO CORSO
Gli effetti della rimozione delle sanzioni non saranno solamente economici. L'annuncio di ieri rappresenta una notevole vittoria politica per Hassan Rohani, che aveva fatto della risoluzione del contenzioso nucleare la principale promessa nelle vittoriose presidenziali del 2013. Rohani dovrà ora gestire sia le forti aspettative dell'opinione pubblica che la delicata fase successiva, proteggendo tra le altre cose l'economia dall'impennata di liquidità che potrebbe fare seguito al rientro dei proventi petroliferi. La maggioranza della società iraniana rimane però ottimista sull'inizio effettivo di un nuovo corso, all'insegna di un ritrovato rapporto politico-economico con l'Occidente, che vada a rimpiazzare i lunghi anni dell'isolamento atomico.