La guerra in Medio Oriente può avere dimensioni nucleari: l'allarme dell'Aiea e il pericolo Iran

A lanciare l’allarme è Rafael Grossi, capo dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea)

La guerra in Medio Oriente può avere «dimensioni nucleari»: l'allarme dell'Aiea e il pericolo Iran
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 14 Febbraio 2024, 17:29

Le tensioni in Medio Oriente potrebbero sfociare nell’uso delle armi nucleari. A lanciare l’allarme è Rafael Grossi, capo dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), alla luce dell’infuriare della guerra tra Israele e Hamas e degli attacchi di gruppi alleati iraniani contro obiettivi statunitensi nella regione. «Temiamo che l’attuale conflitto in Medio Oriente si espanda e raggiunga dimensioni nucleari», afferma intervenendo al vertice dei Governi mondiali in corso a Dubai.

Razzi dal Libano, uccisa una donna israeliana. La risposta dell'Idf: ondata di raid oltre confine

Nuova arma

Grossi esorta Teheran a cooperare con l’Aiea per quanto riguarda le sue capacità nucleari, sottolineando che il Paese «non è del tutto trasparente» sul suo programma atomico. «Naturalmente questo aumenta i pericoli», avverte, mettendo in guardia contro «chiacchiere libere sulle armi nucleari», riferisce l’Associated Press.

Il numero uno dell’Agenzia ha anche rivelato che un funzionario iraniano si è vantato di una nuova arma nucleare e ha chiesto a Teheran ulteriori informazioni. Grossi non ha identificato il funzionario, tuttavia Ali Akbar Salehi, che un tempo guidava il programma nucleare iraniano, domenica in diretta televisiva non ha fatto mistero che il Paese ha tutto ciò di cui ha bisogno per costruire un’arma. «Abbiamo oltrepassato tutte le soglie della scienza e della tecnologia nucleare», ha annunciato Salehi citato da Iran International. Dopo il crollo dell’accordo nucleare del 2015 con le potenze mondiali, l’Iran ha perseguito l’arricchimento nucleare appena al di sotto dei livelli militari. In occasione del quarantacinquesimo anniversario della rivoluzione islamica, riporta Euronews, l’11 febbraio in piazza Azadi a Teheran hanno sfilato equipaggiamenti militari di fabbricazione iraniana, tra cui missili balistici e da crociera, lanciatori di satelliti, sistemi di difesa, droni shahed, elicotteri e veicoli tattici. Il 13 febbraio le Guardie rivoluzionarie iraniane hanno fatto sapere di aver lanciato per la prima volta un missile balistico a lungo raggio da una nave da guerra e le immagini dei presunti test sono state trasmesse dalla tv di Stato. «Il successo del test ha dimostrato la potenza navale dell’Iran e il miglioramento delle sue capacità di colpire qualsiasi obiettivo in tutto il mondo», ha dichiarato il comandante delle Guardie rivoluzionarie Hossein Salami.

Produzione triplicata

Alla fine del 2023 l’Aiea aveva annunciato che l’Iran ha triplicato la sua produzione di uranio arricchito al 60%, quota a un breve passo tecnico dal raggiungimento del livello del 90%, il cosiddetto stadio “weapon grade” necessario per lo sviluppo di armi nucleari. Lo scorso 19 gennaio, intervenendo al World economic forum di Davos, in Svizzera, Grossi ha invitato l’Iran a dare all’agenzia Onu «pieno accesso» al suo programma nucleare, aggiungendo che l’Aiea si trova in una «situazione molto frustrante» in Iran, dove sta continuando le sue attività «ma a un livello minimo». E il 30 novembre, in un’intervista al quotidiano britannico Financial Times, ha invitato la comunità mondiale a riprendere il dialogo con l’Iran e a non ignorare le ambizioni nucleari di Teheran. «È necessario ricreare il sistema di dialogo. L’attenzione in questo momento può, ovviamente, essere focalizzata su altro. Ma questo non risolve i problemi. Può addirittura renderli più acuti, nel senso che c’è una sensazione di una certa indifferenza.

La gente forse non presta attenzione alle ambizioni nucleari dell’Iran, tuttavia il problema c’è», ha spiegato. Due mesi fa l’Aiea ha segnalato che l’Iran disponeva di 128,3 chili di combustibile nucleare al 60%, al di sotto del 90% necessario per la costruzione di un’arma nucleare, ma ben superiore del 3,67% massimo imposto dall’accordo del 2015, che gli Stati Uniti hanno abbandonato unilateralmente tre anni dopo. I commenti di Salehi sul potenziale nucleare di Teheran si inseriscono in un contesto di crescenti tensioni nella regione, con le milizie appoggiate dall’Iran – gli Hezbollah del Libano e i ribelli Houthi dello Yemen – che lanciano attacchi contro Israele e i suoi alleati in risposta alla guerra in corso a Gaza. Il 3 febbraio, le forze armate statunitensi hanno effettuato attacchi contro il corpo delle Guardie rivoluzionarie islamiche e le milizie appoggiate dall’Iran in Iraq e Siria come rappresaglia per l’uccisione di soldati americani e gli attacchi di droni sulle basi statunitensi nella regione.

© RIPRODUZIONE RISERVATA