Battaglione cristiano combatte con i guerriglieri curdi in Iraq contro lo Stato Islamico

L'esercito Peshmerga sotto il quale opera l'unica unità cristiana nel Nord dell'Iraq
di Giulia Aubry
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Lunedì 19 Gennaio 2015, 16:34 - Ultimo aggiornamento: 18:31
La prima unità armata composta interamente da militari cristiani avrebbe cominciato a operare proprio in questi giorni ad Arbil, in Kurdistan, per proteggere le aree a maggioranza cristiana nel nord dell’Iraq. Lo riferisce Al-Arabi al-Jadid, sito di informazione sul Medio Oriente con base a Londra.

L’unità, prima nel suo genere, sarebbe di fatto aggregata all’esercito dei Peshmerga, i combattenti curdi, ma manterrebbe una sua coesione interna su base religiosa.



Secondo quanto dichiarato ad Al-Arabi al-Jadid da Romeo Hakari, leader del Partito Democratico Cristiano Bayt al-Nahrayn, la formazione militare sarebbe stata formata come risposta alle persecuzioni cui, in questi ultimi mesi, la comunità cristiana del nord Iraq è stata sottoposta. Al momento gli uomini sono un centinaio, ma rappresentano – stando alle parole di Hakari – il primo nucleo di una più ampia forza combattente che si va, via via, definendo.



A dimostrazione dell’importanza, anche simbolica, data alla costituzione dell’esercito cristiano che dovrà confrontarsi con Is – o Da’ish, l’acronimo arabo utilizzato per lo Stato Islaimico - nei giorni scorsi, a nord di Mosul, si è tenuta una cerimonia cui hanno preso parte molti Peshmerga e molti esponenti dei partiti curdi, a dimostrazione dell’unità di intenti delle diverse comunità.



Non sono solo i Cristiani ad aver formato proprie unità di combattenti. Altre minoranze del nord dell’Iraq hanno formato – o stanno formando - piccoli eserciti a protezione dei loro insediamenti. Gli Yazidi, curdi non-musulmani, stanno combattendo a Sinjar, poco lontano dall’unità cristiana. E lo stesso stanno facendo i Kaka’is, una comunità curda con proprie credenze religiose, e gli Shanaks, musulmani sciiti e sunniti che vivono nel governatorato di Ninawa. Tutti operano sotto il coordinamento dei Peshmerga, al punto che c’è chi vede nella mobilitazione la possibile futura costituzione di uno Stato Curdo indipendente dall’Iraq.



In linea con questa interpretazione geo-politica sembra muoversi lo stesso Hakari, il quale osserva che “il governo iracheno non ci ha protetto e ci ha lasciato in balia delle milizie e dei gruppi estremisti. E non ci ha supportato o incoraggiato in alcun modo. Noi stiamo lavorando con il Kurdistan e i Peshmerga perché loro ci hanno aperto le porte, hanno difeso concretamente il territorio e questo ha rafforzato la nostra fratellanza”. E Sa’id Mimuzini, responsabile della comunicazione del Partito del Kurdistan Democratico, gli ha fatto eco: “noi accogliamo tutti coloro che vogliono combattere Is e il terrorismo nel nord dell’Iraq. Cristiani, Arabi e chiunque altro, perché il pericolo è ovunque”. Quando arriverà, il dopo Is potrebbe rivelarsi molto complesso da gestire.