L’associazione DiRe, una realtà che comprende 80 centri antiviolenza sul territorio nazionale, interviene sugli ultimi fatti di cronaca per sollecitare una riflessione generale dopo i fatti di Rimini che invece di suscitare reazioni di sdegno sono stata occasione per una ulteriore campagna di odio. «Bisogna condannare chi strumentalizza la violazione dei corpi delle donne per criminalizzare i migranti. Ricordiamo che in Italia gli stupri e i femminicidi sono commessi soprattutto da italiani».
Dai dati raccolti nei centri si avverte una impressionante regressione culturale e la radice della violenza sulle donne, matrice di ogni violenza e discriminazione, emerge nuda e visibile a tutti. «Non abbiamo alcuna reticenza nel segnalare casi come quello del mediatore culturale.
E’ particolarmente grave poichè la mediazione fra la nostra cultura e quella di altre comunità che scelgono di trasferirsi nel nostro Paese ed accettarne le regole deve avere come punto cardine il rifiuto netto di ogni forma di violenza contro le donne. I mediatori culturali sono tenuti a conoscere e rispettare le nostre leggi e i valori della convivenza civile proprio perché è loro compito specifico trasmetterli e aiutare altri ad assimilarli e comprenderli. Segnaliamo però anche che, su quella stessa bacheca del mediatore culturale apparivano molti commenti entusiasti dei maschi italiani».
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