Donne uccise a Pordenone, parla l'assassino: «Ho vendicato mia figlia sfruttata e maltrattata»

Donne uccise a Pordenone, parla l'assassino: «Ho vendicato mia figlia sfruttata e maltrattata»
di Cristina Antonutti
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Mercoledì 14 Ottobre 2015, 11:09 - Ultimo aggiornamento: 18:54

PORDENONE - È partito da Milano con la mannaia nello zainetto ed è arrivato in treno a Pordenone nel tardo pomeriggio. Yongxin Wu, 58 anni, autore del massacro di viale Marconi, ha confessato al pm che o sistemava le cose o doveva prendere una decisione: ha parlato 3 ore, con l'interprete e l’avvocato Marco Covre. «Dava per scontato che lo avremmo giustiziato - spiega il legale - Abbiamo dovuto spiegargli che in Italia non c’è la pena di morte».

L’uomo è stato collaborativo sul movente del delitto. La famiglia Wang aveva parlato agli inquirenti di dissidi familiari legati al fatto che Junliang non ha sposato la figlia di Wu, il killer, nonostante dall’unione siano nati due bambini. I contrasti erano di natura economica, dovuti al mancato pagamento della dote prevista dai contratti matrimoniali cinesi e spettante alla famiglia della sposa. Un delitto per il mancato rispetto del codice d’onore?

La versione di Wu è diversa. «Ha detto che la figlia era maltrattata e sfruttata da suocera e cognata - spiega l’avvocato Covre - Era tornata due volte a Milano e si era rivolta anche a un centro di ascolto».

Le due vittime erano rimpatriate in Cina. Sembravano intenzionate a non tornare in Italia, invece hanno cambiato idea. Domenica, dopo tre settimane di assenza, sono arrivate a Pordenone. Wu ne è venuto a conoscenza e ha deciso di venire in Friuli, dove la figlia nel frattempo era tornata.

Anche in passato c’erano stati scontri con il genero. Wu voleva che regolarizzasse la posizione di Tingxiang anche dal punto di vista economico, voleva tutelarla. Appena sceso dal treno è andato al Bar Commercio, il locale di via Santa Caterina gestito dal genero, e lo ha affrontato. «Se non vuoi intestare il bar anche a lei - gli ha detto - mi devi dare 30 mila euro». Ma il genero non gli ha dato retta. Wu ha quindi raggiunto l’appartamento di viale Marconi 19, dove madre e figlia si stavano preparando per cenare. Shuie Yang era in bagno, la figlia in cucina.

Ha cominciato a discutere, ha tentato di far valere le proprie ragioni. Una discussione accesa. «Ha riferito che la ragazza ha afferrato un coltello - ha precisato l’avvocato Covre - e lo ha ferito a una mano». Sarebbe stata la miccia che ha innescato la mattanza. Dopo la mattanza è sceso in strada, sporco di sangue, è ha incontrato figlia e nipotini: «Non salire, le ho uccise, non portare su i bambini». Poi la telefonata al 112 e la lite con il genero in strada. «Voleva ammazzare anche suo genero?», gli ha chiesto il pm. «No, perchè avrei lasciato i miei nipoti da soli».