Longarone, la Polizia di Stato premiata con la cittadinanza onoraria per il contributo ai soccorsi durante il disastro del Vajont

Pansa e il sindaco di Longarone
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Sabato 12 Ottobre 2013, 17:02
Questa mattina, in occasione dei 50 anni dalla tragedia del Vajont, a Longarone stata conferita la cittadinanza onoraria alla Polizia di Stato, per premiarla del decisivo contributo dato nei primi soccorsi subito dopo il disastro della diga.



«Alla Polizia di Stato», si legge nella motivazione, «che, nei primissimi momenti seguiti al terribile evento, per prima lanciò la richiesta di soccorso dalla zona del disastro, allertando immediatamente gli altri corpi e unendosi ai civili superstiti nella ricerca dei feriti, quando nella valle non si era ancora spento l'urlo della valanga d'acqua e di fango, missione che attuò anche nelle ore successive fornendo un prezioso insostituibile aiuto per il trasporto verso gli ospedali più vicini».



La lettera si conclude così: «Per la loro umanità, capacità e operatività la Comunità tutta vuole rinnovare con questo atto ufficiale i sentimenti della sua riconoscente gratitudine».



La cerimonia si è svolta alla presenza del Presidente del Consiglio Enrico Letta e del Capo della Polizia, il Prefetto Alessandro Pansa, e ha visto la partecipazione di Francesco Tommassi, funzionario di polizia in pensione che il 9 ottobre del 1963 prese parte alle attività di soccorso e fu responsabile del Posto di Polizia temporaneo costituito a Longarone nei giorni successivi.



Tommassi ricorda che già allora «l'esigenza che risultò impellente fu quella di cercare di identificare le salme nel minor tempo possibile, perché, per ragioni sanitarie, bisognava seppellirle al più presto. Per questo il Questore Canarella fece arrivare da Roma operatori della Polizia Scientifica, che lavorarono, in condizioni assolutamente precarie, per facilitare l'identificazione dei sopravvissuti e dei parenti che giungevano dall'estero e che venivano accompagnati sul luogo del disastro con mezzi militari». La cerimonia si è conclusa con le note della Banda Musicale della Polizia di Stato.



LA TESTIMONIANZA La Guardia di Pubblica Sicurezza Gino Maresia, che era in servizio il 9 ottobre 1963, racconta ciò che accadde in quella terribile notte.



«Eravamo una delle prime pattuglie ad intervenire sul luogo del disastro: era un serata tranquilla, tutti stavano seguendo la partita (Real Madrid – Glasgow, ndr). Ci siamo diretti verso Longarone e ad un certo punto ci siamo dovuti fermare perché la strada era interrotta da pali, fili del telefono e del telegrafo. Li abbiamo spostati e abbiamo proseguito, nonostante il fortissimo vento che soffiava in senso contrario. Sentivamo un crepitio proveniente dal ponte Soverzene e un fragore di acqua proveniente dal greto del fiume Piave. Sentii per radio il mio collega Violanti che si trovava dalla parte opposta di Longarone dire che il paese era stato distrutto dall’acqua.



Proseguimmo sulla strada fino a che la trovammo sbarrata da tronchi di alberi e altro materiale melmoso. Trovammo anche delle auto sulla strada, senza conducenti e con i fari accesi, parabrezza rotto e sportelli aperti. Arrivammo a piedi fino all’abitato di Faè dove sentimmo delle voci e trovammo tre persone, una delle quali ferita gravemente, mentre una giovane ragazza era morta tra le macerie. Il mio collega portò il ferito in ospedale a Belluno mentre io rimasi sul posto per occuparmi della viabilità dei mezzi di soccorso. Solo poco tempo prima c’erano stati alcuni crolli».
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