«Estorsioni, queste sì, vere e proprie nei confronti di un parlamentare sottoposto a custodia cautelare, presunto innocente, che si protesta innocente e rispetto al quale dovrebbe ripugnare a un magistrato serio la sola idea di attuare minacce o pressioni - accusa Papa nella lettera - Minacce e pressioni tendenti a barattare la libertà con compiacenti confessioni di cose false».
«L'obiettivo dei giudici è quello di farmi rimanere in cella fino al 26 ottobre e farmi cominciare il processo in carcere, costringendomi ad assistere all'udienza dietro le sbarre - scrive Papa - Come potrai leggere dai provvedimenti del Riesame resto in carcere perchè “in quanto parlamentare” potrei sempre inquinare le indagini per il mio ruolo; e non sono compatibile con gli arresti domiciliari perchè “in quanto parlamentare” non potrei essere privato della facoltà di comunicare liberamente. Quindi io “in quanto parlamentare” sono costretto a restare in galera. Puoi immaginare quanto grande sia allora la lesione del mio diritto alla difesa, proprio perchè penalizzato “in quanto parlamentare”».
«Papa ormai è un prigioniero politico. Le condizioni che lo trattengono in carcere sono inaccettabili in un Paese civile - ha detto Moffa dopo aver visitato Papa nel carcere napoletano di Poggioreale con una delegazione di cui facevano parte i parlamentari Arturo Iannaccone, Vincenzo D'Anna e Giancarlo Lehner.
Popolo e territorio presenterà «una mozione parlamentare per discutere tutto questo dopo il vergognoso voto del 20 luglio che ha autorizzato l'arresto di Papa», ha detto Moffa.
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