Alfonso Papa, la Camera dice sì all'arresto
Il Senato respinge i domiciliari per Tedesco

Alfonso Papa in Aula prima della votazione
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Mercoledì 20 Luglio 2011, 18:05 - Ultimo aggiornamento: 15 Agosto, 00:25
ROMA - L'Aula della Camera ha votato s, a scrutinio segreto, sulla richiesta di arresto di Alfonso Papa: 319 i voti a favore, 293 i contrari. Maretta in Aula dopo il voto: i lavori dovevano proseguire su altri ordini del giorno, ma battibecchi, brusii e commenti sul "caso Papa" hanno indotto il presidente della Camera, Gianfranco Fini, a sospendere la seduta fino alle 19. Alla ripresa dei lavori, Fini ha chiuso definitivamente la giornata aggiornando la seduta a domani.



No del Senato, con voto a scrutinio segreto, alla richiesta di arresti domiciliari per il senatore Alberto Tedesco (ex Pd) avanzata dalla magistratura nell'ambito dell'inchiesta sulla sanità in Puglia. I voti favorevoli agli arresti sono stati 127, i contrari 151, gli astenuti 11.



L'esito del voto su Papa ha gelato l'aula della Camera. Sulle prime, nessuno, né dai banchi della maggioranza né da quelli dell'opposizione, ha proferito parola, né tantomeno ha applaudito: la lettura del risultato da parte di Fini è stata accolta con un silenzio assoluto.



Il primo ad alzarsi in piedi e ad uscire dall'aula è stato proprio Alfonso Papa, cui è andato incontro il collega Renato Farina, che gli ha messo una mano sulla spalla e lo ha accompagnato fuori dall'aula.



Gip: Papa nel carcere di Napoli. ll gip, ricevuta la comunicazione della Camera dei deputati di autorizzazione all'arresto, ha disposto che Alfonso Papa venisse condotto presso la casa circondariale di Napoli.



In tarda serata la Guardia di finanza ha eseguito l'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Papa. Il parlamentare era intenzionato a costituirsi nel carcere di Orvieto (Terni), dove stata dirigendosi, ma quando la Finanza lo ha informato che il gip aveva disposto di condurre l'indagato nel carcere di Poggioreale, Papa ha accettato di consegnarsi ai finanzieri che gli hanno notificato il provvedimento dell'autorità giudiziaria e lo hanno trasferito a Napoli in tarda serata.



Papa: mi sento prigioniero politico. «Mi sento prigioniero politico, prigioniero della politica - ha detto subito dopo il voto Alfonso Papa - C'è una totale inusualità in quello che è accaduto. Mi sembra il trionfo del giustizialismo. Sono assolutamente sereno anche perché sono vittima di un grandissimo abuso. Un giorno si parlerà di questa indagine e poi ognuno trarrà le sue conseguenze. Sono fiero ed orgoglioso di avere goduto della fiducia di Berlusconi - aggiunge Papa, che ha parlato con il premier dopo il voto - Il presidente Berlusconi è una persona straordinaria, eccezionale. Mi è stato vicino dall'inizio di questa storia».



«Porterò avanti la mia battaglia ovunque». «È una decisione che io accetto con serenità. Le responsabilità politiche di questo gesto se le assume chi le ha prese - dice Papa - Qualcuno oggi ha ritenuto di prendere la via più comoda, più facile, con un voto condizionato da valutazioni politiche: come stanno le cose si vedrà nel tempo. Io porterò avanti la mia battaglia in tutte le sedi. Mi difenderò come sto continuando a fare. Poi le scelte della politica competono alla politica, non a me. Da questo voto alla Camera non dovevo aspettarmi niente, devo aspettarmi giustizia e verità e le chiederò ai giudici, alla magistratura, a chi dovrà eventualmente verificare se le indagini su di me le hanno fatte in maniera corretta. Il resto è una variante: lo so che non continuate a crederci, ma sono assolutamente sereno. Un giorno si parlerà di questa indagine, da chi è stata fatta, come è stata fatta, perchè è stata fatta. E poi ognuno ne trarrà le sue conseguenze. Da diversi mesi ho fatto delle denunce, che stanno seguendo il loro corso. Purtroppo bisogna aspettare: la verità per venire a galla ha bisogno sempre di un po' di tempo. Credo che il voto espresso sul mio arresto sia stato molto condizionato da valutazioni politiche e credo che poco o nulla abbia inciso la lettura delle carte, perchè chi è intervenuto in Aula non conosceva nemmeno gli addebiti».



Berlusconi: è una vergogna. Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha battuto la mano sul tavolo, facendo una smorfia di disappunto. Poi ha lasciato l'Aula senza parlare, nel silenzio quasi surreale del Transatlantico, ed è andato nella sala del governo di Montecitorio insieme al neosegretario del Pdl, Angelino Alfano, e a molti ministri del partito. «E' una vergogna, una vera vergogna - ha detto il premier che, dopo non molto, ha lasciato la Camera - Noi siamo dei veri garantisti e abbiamo votato contro l'arresto di Tedesco». Il premier ha spiegato che la linea del Pdl non cambia, anche se quello che è accaduto oggi sul caso Papa «è una vera vergogna».



«Sono pazzi, è tutta una follia, pur di colpire me e buttare giù il governo rinnegano principi che dovrebbero difendere nel totale disinteresse per le persone». Nella breve riunione Berlusconi ha fatto esplodere la rabbia e la delusione scagliandosi soprattutto contro Casini (è una vergogna, una cosa inaccettabile quello che ha fatto, ha detto) ma anche contro i Radicali e in particolare l'ex radicale Benedetto Della Vedova ora in Fli che a suo dire sono sempre stati garantisti e ora hanno cambiato idea.



Premier furibondo. Chi era presente all'incontro descrive un Berlusconi amareggiato, sconsolato, ma anche furibondo: vogliono il male delle persone, non gli interessa nulla di cosa senta un individuo e pensano solo ai loro giochi politici e all'obiettivo di buttare giù il governo e me, ha detto il premier secondo quanto riferito.



«Venerdì in Cdm parlo con Bossi». A chi gli faceva notare come il risultato del voto fosse un «regolamento interno alla Lega» e in particolare «l'ultima puntata del regolamento di conti fra Maroni e Reguzzoni», il Cavaliere avrebbe annuito. In ogni caso, ha aggiunto Berlusconi, ciò ci conferma che dobbiamo continuare a lottare ed anzi che dobbiamo farlo con maggior vigore. «Venerdì in Consiglio dei ministri parlerò con Umberto Bossi di quello che è accaduto» ha detto il premier.



«Noi comunque garantisti». A quel punto qualcuno gli ha chiesto come il Pdl si dovesse comportare nei confronti di Alberto Tedesco sul quale il Senato non si era ancora pronunciato: noi siamo persone per bene e come tali ci comportiamo, tenendo fede ai principi in cui crediamo e quindi votiamo in base al principio del garantismo.



Cicchitto: voto liberticida. «È stato un voto liberticida, la maggioranza alla Camera si è assunta una grande responsabilità»ha detto il capogruppo del Pdl, Fabrizio Cicchitto, lasciando l'Aula di Montecitorio.



Maroni: noi coerenti, abbiamo votato a favore. «Siamo coerenti» ha detto il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, commentando il voto. Ai cronisti che gli domandavano se la Lega avesse votato a favore della richiesta dei magistrati, Maroni ha risposto: «Assolutamente sì, come avevamo detto».



Bersani: maggioranza rotta, la Lega ha fatto la differenza.
«Si è votato in modo serio valutando nel merito - dice il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani - La Camera ha votato con coerenza e questo rassicura perché dimostra che i tentativi di richiamo all'ordine hanno dei limiti. C'è un risvolto politico in questo voto, la maggioranza rifletta. In altri tempi il richiamo al vincolo di maggioranza avrebbe funzionato ma in questi tempi è evidente che qualcosa si è rotto. La Lega è quella che ha fatto la differenza sul voto ed è da registrare che in altri periodi il vincolo di maggioranza sarebbe stato rispettato, mentre questa volta non è andata così».



Franceschini: Pd compatto, dalla maggioranza 30 sì all'arresto. «Abbiamo accolto il voto senza esultanza, ma in modo sobrio, visto che si tratta di una misura di custodia cautelare - dice il capogruppo del Pd alla Camera, Dario Franceschini - Duecentosei deputati del Pd su 206 hanno votato in modo compatto, mentre trenta deputati di maggioranza hanno votato per l'arresto».



Udc: svolta politica e morale. «Non esprimiamo alcuna gioia - dice Pierluigi Mantini dell'Udc - anzi auguriamo a Papa di difendersi e di essere assolto nel processo. L'Udc e il Terzo Polo hanno fatto il proprio dovere votando, con convinzione e unità, per l'esecuzione della misura cautelare richiesta dal giudice di Napoli perché non risultano elementi di persecuzione politica. Ci siamo attenuti ad un'interpretazione rigorosa della Costituzione. Certo, con il voto su Papa è sconfitta clamorosamente la concezione della giustizia e della morale pubblica al tempo di Berlusconi. La maggioranza di governo è in frantumi, occorre un governo di responsabilità nazionale che riparta dal presupposto della questione morale».



Fli: è cambiata la politica italiana. «È cambiata la politica italiana. Roberto Maroni con la sua presenza ha condizionato il voto della Lega - dice il deputato di Fli Nino Lo Presti - Da oggi non sarà più come prima. Ora possiamo dire addio al "cerchio magico", perché ormai è Maroni che guida la Lega».
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