«Mi hanno strappato la cosa più bella che avevo. La vita va avanti... ma come?». Si dispera così Francesco Scarlata, compagno della donna morta con la sua bambina. L'uomo è assistito dall'avvocato Giulio Calosso, che ha nominato come consulente di parte per l'autopsia, in programma domani, l'anatomopatologo Aurelio Storace e il medico legale Tullio Bandini.
«Volevamo questa bambina da quattro anni, avevamo già comprato tutto ed eravamo felici. E invece...», aggiunge il compagno della donna, che con il padre di quest'ultima, Pietro Nesta, ha ricostruito la vicenda con i giornalisti.
L'uomo ha raccontato che Angela, 39 anni, si era recata per la prima volta in ospedale il 21 dicembre. E ci è poi tornata tutti i giorni successivi. «Dicevano che era tutto a posto, che i tracciati erano regolari e non era
il momento di partorire». Eppure, sostengono i famigliari, la donna non si sentiva bene. «Ho chiesto il cesareo, perché stava male, ma mi hanno risposto che bisognava indurre il parto col gel - prosegue Francesco Scarlata - e mi hanno detto di andare a dormire tranquillo, perché era tutto sotto controllo. Sono andato via con le lacrime agli occhi; alle due mi hanno chiamato, col telefono di Angela, per dirmi che l'avevano trovata piegata a terra, nella sua
stanza, e che la nostra piccola era nata ma non ce l'aveva fatta». L'uomo vuole ora giustizia: «voglio sapere - dice - se è stata una disgrazia, una tragica fatalità o se ci sono delle precise responsabilità».
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