Mamma e neonata morte in sala parto.
Aperta inchiesta per omicidio colposo, il ministro invia gli ispettori

Angela Nesta con il marito Francesco
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Lunedì 28 Dicembre 2015, 14:04 - Ultimo aggiornamento: 29 Dicembre, 17:17
Il ministero della Salute manderà nei prossimi giorni ispettori a Torino per indagare sulla morte di Angela Nesta, la donna di 39 anni deceduta durante il parto all’ospedale Sant’Anna. La conferma arriva dal ministro della Salute, Lorenzin, secondo cui l’indagine servirà a chiarire la dinamica dei fatti. Della task force fanno parte, oltre ai dirigenti del ministero, i Carabinieri del Nas, il rappresentante delle Regioni e i professionisti di Agenas. Intanto, domani alle 11, sarà effettuata l’autopsia sulla donna dal medico legale Valter Declame, mentre il procuratore Raffaele Guariniello ha trasmesso gli atti al pm Monica Supertino che ha aperto un fascicolo in cui ipotizza l’omicidio colposo a carico di ignoti. Non ci sono per il momento indagati, ma quello che si vuole accertare è se vi siano responsabilità per la morte delle 39enne al nono mese di gravidanza, e di sua figlia, che si sarebbe chiamata Elisa
 «Mi hanno strappato la cosa più bella che avevo. La vita va avanti... ma come?». Si dispera così Francesco Scarlata, compagno della donna morta con la sua bambina. L'uomo è assistito dall'avvocato Giulio Calosso, che ha nominato come consulente di parte per l'autopsia, in programma domani, l'anatomopatologo Aurelio Storace e il medico legale Tullio Bandini.
«Volevamo questa bambina da quattro anni, avevamo già comprato tutto ed eravamo felici. E invece...», aggiunge il compagno della donna, che con il padre di quest'ultima, Pietro Nesta, ha ricostruito la vicenda con i giornalisti.
 L'uomo ha raccontato che Angela, 39 anni, si era recata per la prima volta in ospedale il 21 dicembre. E ci è poi tornata tutti i giorni successivi. «Dicevano che era tutto a posto, che i tracciati erano regolari e non era
il momento di partorire».  Eppure, sostengono i famigliari, la donna non si sentiva bene. «Ho chiesto il cesareo, perché stava male, ma mi hanno risposto che bisognava indurre il parto col gel - prosegue Francesco Scarlata - e mi hanno detto di andare a dormire tranquillo, perché era tutto sotto controllo. Sono andato via con le lacrime agli occhi; alle due mi hanno chiamato, col telefono di Angela, per dirmi che l'avevano trovata piegata a terra, nella sua
stanza, e che la nostra piccola era nata ma non ce l'aveva fatta». L'uomo vuole ora giustizia: «voglio sapere - dice - se è stata una disgrazia, una tragica fatalità o se ci sono delle precise responsabilità».
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