Violenze alla Diaz, Cassazione nega affidamento in prova al superpoliziotto Caldarozzi

Caldarozzi con il suo avvocato (Foto Zennaro/Ansa)
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Giovedì 12 Dicembre 2013, 19:41 - Ultimo aggiornamento: 22:14
ROMA - Niente affidamento in prova, ha deciso la Cassazione, per Gilberto Caldarozzi, il dirigente del Servizio centrale operativo della polizia che per anni ha guidato la caccia ai latitanti più ricercati e che è stato condannato a tre anni e otto mesi nel processo per le violenze alla scuola Diaz durante il G8 del 2001 a Genova. La Sesta sezione penale della Suprema Corte ha infatti respinto il ricorso con il quale l'avvocato Marco Valerio Corini, legale del superpoliziotto ora sospeso dal servizio, chiedeva la cessazione della detenzione domiciliare e l'affidamento ai servizi sociali del suo cliente per la parte di pena residua, gli otto mesi, non coperti dall'indulto. Non è andata bene nemmeno al motivo di ricorso con il quale il legale sosteneva che Caldarozzi avesse diritto alla detenzione domiciliare a prescindere dalle legge 'svuotacarcerì dell'ex Guardasigilli Severino che manda a casa chi deve scontare un avanzo di pena non superiore a un anno. La Cassazione ha bocciato questa tesi e la stessa cosa ha fatto con il ricorso della Procura di Genova che negava l'automatismo nella fruizione della legge Severino invocando il necessario via libera al beneficio da parte del magistrato di sorveglianza sulla base della vicenda processuale e del comportamento del condannato. Per i supremi giudici, invece, l'applicazione della 'svuotacarcerì è una misura deflattiva di carattere automatico conseguente al calcolo della pena residua e non è soggetta a delibazioni di questo o quel magistrato. «Quello di Caldarozzi è stato una specie di ricorso 'civettà - spiega Corini - perchè è il primo presentato in Cassazione e proveniente dal gruppo dei dirigenti della polizia condannati.
Gli altri otto colleghi, i due più alti in grado e funzioni (Luperi e Gratteri) e gli altri (Troiani, Ferri, Gava, Dominici e Mortola) attendono ancora il deposito della decisione sull'affidamento in prova da parte del Tribunale di sorveglianza dopo le udienze del 28 novembre e del cinque dicembre». Ora la Cassazione «ha dato la linea e varrà anche per gli altri», pronostica Corini. Per quanto riguarda il futuro di Caldarozzi, a maggio, quando avrà finito di scontare la condanna nella sua abitazione romana, potrebbe anche rientrare in servizio. «È un'ipotesi tutt'altro che inimmaginabile - sottolinea Corini - dal momento che non è decaduto dal servizio ma soltanto sospeso. Potrebbe tornare al suo lavoro di dirigente della polizia». A sostegno del rientro in servizio, aggiunge Corini, c'è anche il buon esito, finora, del ricorso alla Corte di Strasburgo proposto da Caldarozzi e dagli altri funzionari. «Abbiamo presentato nell'ottobre 2012 - spiega Corini - ricorso alla Corte europea per la violazione dei diritti di difesa, e i giudici di Strasburgo, che certo non usano maglie larghe nella valutazione dei reclami, lo hanno dichiarato ricevibile. Questo ci fa ben sperare». «Se il nostro ricorso finisse per essere accolto, scatterebbe la revisione automatica del processo davanti alla Corte di Appello di Torino. Comunque sia, la dichiarazione di ricevibilità è un buon argomento anche ai fini del rientro in servizio», conclude Corini. Per le violenze della polizia alla Diaz - definite una «macelleria messicana» da uno stesso poliziotto nel corso del processo - furono feriti 63 manifestanti no-global e quasi un centinaio furono gli arresti illegali.