Kiev si è svegliata sotto le bombe, come non accadeva da mesi. Almeno 6 missili da crociera russi si sono abbattuti contro obiettivi civili della capitale ucraina. La politica italiana si è unita nel cordoglio alle vittime e nella rinnovata condanna dell'aggressione russa. «Siamo col popolo ucraino» ha twittato stamattina il segretario del Partito Democratico Enrico Letta. Nei giorni scorsi però i dem erano stati attaccati da Carlo Calenda, leader di Azione, perché al Parlamento Europeo i deputati Pd avrebbero votato contro l'invio di armi all'Ucraina. «Fake news» è stata la risposta del capo delegazione dem a Strasburgo. Entrando nel merito dei provvedimenti passati dall'approvazione dell'Europarlamento si vede che l'accusa di Calenda è un errore. Facciamo chiarezza.
We stand with the 🇺🇦 people. #10october #StopPutinTerror
— Enrico Letta (@EnricoLetta) October 10, 2022
Cosa è stato votato
Il 6 ottobre il Parlamento Europeo ha approvato quasi all'unanimità (504 voti a favore, 26 contrari e 36 astensioni) una risoluzione di condanna contro la Russia, in cui, tra le altre cose, si invitano i paesi membri a «rafforzare massicciamente la loro assistenza militare» all’Ucraina, per permetterle di «riacquisire il pieno controllo su tutto il suo territorio riconosciuto a livello internazionale». La prima cosa che va messa in chiaro è che una risoluzione non è una legge e dunque non ha alcun valore normativo, si tratta solo di un invito alla Commissione Ue a prendere provvedimenti in tal senso. Al di là di questo, tra i soli 26 voti contrari non figurarono i 14 eurodeputati Pd, che hanno votato tutti a favore, mentre il M5S si è astenuto.
La posizione del Pd
Da dove nasce allora l'accusa di Calenda? La delegazione dem a Strasburgo si è effettivamente divisa su uno dei singoli emendamenti presentati dai due deputati irlandesi Clare Daly e Mick Wallace, finiti spesso nell'occhio del ciclone per le loro posizioni ambigue nei confronti della Russia e per avere votato a marzo contro la risoluzione di condanna nei confronti dell'aggressione di Mosca. L'emendamento, poi ampiamente bocciato, invitava a «vagliare tutte le potenziali vie per la pace e a proseguire gli sforzi per porre immediatamente fine alla guerra» ed è stato approvato anche dai delegati del M5S, 17 della Lega e 8 de Pd (Bartolo, Chinnici, Cozzolino, Ferrandino, Laureti, Majorino, Roberti e Smeriglio), mentre altri 4 hanno votato contro (Benifei, Picierno, Pisapia e Toia). Ciò da cui nasce l'equivoco è che in alcuni ambienti il richiamo alle trattative è un argomento usato dai filorussi per spingere a interrompere il sostegno militare a Kiev e spingere Zelensky verso una resa che conceda a Putin i territori illegalmente annessi.