Ucraina, il Pd ha votato contro l'invio di armi a Kiev? L'accusa (sbagliata) e da dove nasce

Ucraina, il Pd ha votato contro l'invio di armi a Kiev? L'accusa (sbagliata) e da dove nasce
di Fausto Caruso
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Lunedì 10 Ottobre 2022, 17:22

Kiev si è svegliata sotto le bombe, come non accadeva da mesi. Almeno 6 missili da crociera russi si sono abbattuti contro obiettivi civili della capitale ucraina. La politica italiana si è unita nel cordoglio alle vittime e nella rinnovata condanna dell'aggressione russa. «Siamo col popolo ucraino» ha twittato stamattina il segretario del Partito Democratico Enrico Letta. Nei giorni scorsi però i dem erano stati attaccati da Carlo Calenda, leader di Azione, perché al Parlamento Europeo i deputati Pd avrebbero votato contro l'invio di armi all'Ucraina. «Fake news» è stata la risposta del capo delegazione dem a Strasburgo. Entrando nel merito dei provvedimenti passati dall'approvazione dell'Europarlamento si vede che l'accusa di Calenda è un errore. Facciamo chiarezza.

Cosa è stato votato

Il 6 ottobre il Parlamento Europeo ha approvato quasi all'unanimità (504 voti a favore, 26 contrari e 36 astensioni) una risoluzione di condanna contro la Russia, in cui, tra le altre cose, si invitano i paesi membri a «rafforzare massicciamente la loro assistenza militare» all’Ucraina, per permetterle di «riacquisire il pieno controllo su tutto il suo territorio riconosciuto a livello internazionale». La prima cosa che va messa in chiaro è che una risoluzione non è una legge e dunque non ha alcun valore normativo, si tratta solo di un invito alla Commissione Ue a prendere provvedimenti in tal senso. Al di là di questo, tra i soli 26 voti contrari non figurarono i 14 eurodeputati Pd, che hanno votato tutti a favore, mentre il M5S si è astenuto.

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La posizione del Pd

Da dove nasce allora l'accusa di Calenda? La delegazione dem a Strasburgo si è effettivamente divisa su uno dei singoli emendamenti presentati dai due deputati irlandesi Clare Daly e Mick Wallace, finiti spesso nell'occhio del ciclone per le loro posizioni ambigue nei confronti della Russia e per avere votato a marzo contro la risoluzione di condanna nei confronti dell'aggressione di Mosca. L'emendamento, poi ampiamente bocciato, invitava a «vagliare tutte le potenziali vie per la pace e a proseguire gli sforzi per porre immediatamente fine alla guerra» ed è stato approvato anche dai delegati del M5S, 17 della Lega e 8 de Pd (Bartolo, Chinnici, Cozzolino, Ferrandino, Laureti, Majorino, Roberti e Smeriglio), mentre altri 4 hanno votato contro (Benifei, Picierno, Pisapia e Toia). Ciò da cui nasce l'equivoco è che in alcuni ambienti il richiamo alle trattative è un argomento usato dai filorussi per spingere a interrompere il sostegno militare a Kiev e spingere Zelensky verso una resa che conceda a Putin i territori illegalmente annessi.

Non è però questo il caso dei deputati Pd che si sono spaccati solo un generico richiamo alla pace, ma hanno comunque votato compatti un sollecito che chiede in maniera limpida di «rafforzare massicciamente» il sostegno militare all'Ucraina.

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