Migranti, aiuti alla Tunisia. Da Meloni e von der Leyen subito 150 milioni, ma Saied alza la posta

Il Paese magrebino è a rischio default

Meloni, Rutte e von der Leyen a Tunisi. Dai 900 milioni di prestiti Ue ai controlli per i migranti, ecco l'accordo (aspettando gli Usa)
di Francesco Bechis
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Domenica 11 Giugno 2023, 16:27 - Ultimo aggiornamento: 12 Giugno, 14:15

Ora è un problema europeo. Sull’aereo di ritorno da Tunisi Giorgia Meloni tira un sospiro di sollievo: l’Italia non è più sola nella corsa per salvare il Paese nordafricano dalla bancarotta. E per evitare che si trasformi in un imbuto di immigrazione irregolare puntato sulle coste dell’Europa. Sono i primi appunti dalla missione in Tunisia insieme alla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen e il premier olandese Mark Rutte. Il “team Europa”. A cinque giorni dall’ultima visita in solitaria, la premier italiana torna e trascorre due ore nella residenza presidenziale di Cartagine, tra stucchi, arazzi e terrazze vista mare. Un successo, per Palazzo Chigi. Ma sono tante le incognite. 

Von der Leyen: «Sosterremo la Tunisia e la sua economia»

IL SOCCORSO EUROPEO

L’Ue si presenta da Kais Saied con il portafoglio pieno.

Al presidente tunisino la delegazione dei tre leader promette anzitutto fondi: un pacchetto di assistenza macro-finanziaria da 900 milioni di euro a debito. Nell’immediato saranno di meno: 150 milioni di euro in sovvenzioni, altri 100 milioni per rafforzare i controlli ai confini e combattere il traffico di migranti. Il resto del tesoretto rimarrà nel forziere finché il Fondo monetario internazionale non si deciderà a liberare il prestito, fermo da dicembre, da 1,9 miliardi di euro. La vera scialuppa di salvataggio per le disastrate casse tunisine. Che però è ancora in alto mare. 

A Tunisi von der Leyen dispensa ottimismo: i colloqui con Saied sono stati «positivi, la Tunisia è un partner che stimiamo molto» e per questo le difficoltà «si possono «superare». Come? Con un pacchetto di aiuti in cinque capitoli, spiega, riassunto nella “Dichiarazione congiunta» che il “Team Europa” sottoscrive insieme a Saied a margine del bilaterale. Oltre ai fondi dell’Ue per il bilancio del Paese magrebino e il controllo delle frontiere, il documento accende i riflettori sulla partnership energetica e l’interconnettore elettrico da 300 milioni di euro Elmed che collegherà l’Italia, la Tunisia e una dozzina di Paesi nel Mediterraneo. E poi ancora, permessi di lavoro e programmi Erasmus per i tunisini. Meloni è convinta che la prima, generica intesa siglata sulle coste africane, sia «propedeutica» a sbloccare l’impasse con il Fondo monetario e dar vita a «un vero e proprio partenariato con l’Unione europea». Esulta, la premier italiana e indica i prossimi passi. «Vogliamo arrivare al Consiglio europeo di fine giugno con un memorandum d’intesa già firmato». 

 

A Bruxelles, Meloni lo sa, le parole volano, scripta manent. Perché a Washington aprano uno spiraglio per il maxi-prestito, Saied dovrà impegnarsi con inchiostro indelebile. Con l’Europa e con il Fmi. Qui però viene il difficile. Salutata la delegazione europea dopo un pranzo e una passeggiata in terrazzo fra abbracci e sorrisi, il presidente tunisino fa battere all’ufficio stampa un duro comunicato in cui torna ad attaccare l’istituzione finanziaria. Definisce ancora una volta «diktat» le riforme economiche chieste dall’Fmi come pre-condizione per il finanziamento. Vorrebbe risorse a fondo perduto, senza impegni lacrime e sangue: «Da un prestito i tunisini non raccoglieranno altro che povertà». Parole dure, che fanno il paio con quelle pronunciate alla vigilia: «Non faremo la guardia di frontiera per altri Paesi».

IL FRENO DI SAIED

Non proprio un ramoscello d’ulivo. E neanche con l’Europa i toni sono più distesi. Saied sembra infatti calare il sipario sull’accordo appena licenziato dai ministri dell’Interno Ue in Lussemburgo che prevede la possibilità di rispedire i migranti irregolari in Paesi terzi “sicuri”. Per l’Italia, la Tunisia è uno di questi. «La soluzione che alcuni sostengono segretamente di ospitare in Tunisia migranti in cambio di somme di denaro è disumana e inaccettabile», tuona il presidente magrebino. Del resto, anche fra gli Stati Ue non mancano perplessità sulle linee di credito alla Tunisia di Saied accusata di un’involuzione autoritaria. Di questi dubbi sembra farsi carico l’olandese Rutte quando si augura che gli accordi tra l’Ue e il suo dirimpettaio africano proseguano «nel pieno rispetto dei diritti umani». A Roma comunque la gita a Tunisi è considerata una vittoria diplomatica tutta italiana. E già si preparano i prossimi passi. Meloni annuncia nella Capitale una «conferenza internazionale sulla migrazione e lo sviluppo» e punta alla firma di un memorandum entro due settimane. Le lancette tunisine corrono.

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