Rivedere le regole europee su deficit e debito pubblico, riformare il sistema di accoglienza dei migranti, imboccare insieme la strada dell’autonomia energetica che porta lontano dal gas russo. Sono sempre più gli «interessi convergenti» tra Italia e Germania, dicono all’unisono Giorgia Meloni e Olaf Scholz. E le convergenze non mancano tra la premier italiana e il cancelliere dopo un’ora e mezzo di colloquio a Palazzo Chigi. Su tutte, un’apertura tedesca sulla riforma del Patto di stabilità europeo che Meloni si affretta a rivendicare. «Le vecchie regole sono superate, serve un nuovo patto che guardi molto al sostegno e alla crescita», spiega la timoniera del governo italiano. «E su questo Scholz è d’accordo». Il cancelliere annuisce, imperturbabile. Non ha la reputazione della colomba, l’ex ministro delle Finanze di Angela Merkel e leader della Spd, quando si parla di conti e debiti. E tuttavia a Roma sembra aprire uno spiraglio a quella “flessibilità” sui vincoli europei che l’Italia va chiedendo da mesi, anche sul Pnrr. La stessa che auspica, ricevendolo al Quirinale nel pomeriggio, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella con un richiamo condiviso alla necessità di «stimolare la crescita» senza tornare ai vecchi e triti dettami dell’austerity.
I DOSSIER
Scholz sorvola sui dossier più spinosi - come la ratifica del Mes che Roma continua a rinviare - spende invece parole al miele per il governo conservatore, «l’Italia è un partner e amico affidabile». È insolitamente raggiante il cancelliere di ferro, tra un incontro e un altro si concede un cappuccino a Piazza di Pietra tra gli sguardi attoniti dei turisti. A Chigi Scholz rivolge un pensiero agli alluvionati dell’Emilia-Romagna. Poi applaude il patto Ita-Lufthansa ormai a un passo dal traguardo. E soprattutto l’intesa per il condotto di idrogeno verde SoutH2 Corridor, la dorsale lunga più di 3mila chilometri che trasporterà energia rinnovabile dalle coste del Nord Africa fino in Baviera passando attraverso lo Stivale e l’Austria. È questa un’architrave di quel “Piano Mattei” per l’Africa con cui Meloni spera di fare dell’Italia l’hub energetico europeo e a cui i tedeschi, abbandonato il metano russo, guardano con grande interesse. «Il potenziamento delle reti gioverà a tutti», esulta Scholz.
IL NODO ACCOGLIENZA
Scholz solidarizza, «dobbiamo migliorare gli accordi con i Paesi d’origine, l’Italia non va lasciata sola». Ma qui gli interessi convergono un po’ meno. Per la Germania la priorità non sono gli sbarchi bensì i movimenti secondari, «noi non abbiamo confini esterni, abbiamo accolto un milione di ucraini e 240mila rifugiati negli ultimi anni», rivendica Scholz, «puntare il dito gli uni contro gli altri non aiuta». La quadra è insomma ancora da trovare. Anche a questo servirà il “Piano d’azione” fra Italia e Germania, l’intesa diplomatica sulla scia del Trattato del Quirinale italo-francese che sarà annunciata a Berlino il prossimo autunno. Nel documento ormai alle limature finali un patto per cooperare su «tecnologie del futuro, crescita, sicurezza, politica estera, resilienza, agenda europea», riunioni congiunte dei ministri di Esteri e Difesa, un Foro economico bilaterale e uno, appunto, sull’emergenza migranti.
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