Urso: «Nucleare, sì con la fusione e sui chip asse con Tokyo. Spesa, ora stop agli sconti»

Il ministro delle Imprese e del Made in Italy: «L’inflazione scende, sul calo dei prezzi al supermercato abbiamo centrato l’obiettivo»

Urso: «Nucleare, sì con la fusione e sui chip asse con Tokyo. Spesa, ora stop agli sconti»
di Roberta Amoruso
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Lunedì 4 Dicembre 2023, 00:02 - Ultimo aggiornamento: 09:33

Avanti tutta sulla fusione verso l’obiettivo del 2050 per centrare sicurezza e transizione energetica. Ma intanto, per raccogliere la sfida sulla tecnologia del futuro, «porteremo investimenti dalle maxi-multinazionali dei chip, come quelle giapponesi», promette il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. Che anticipa al Messaggero: «Gli sconti sui prezzi finiscono a dicembre, lo scudo anti-inflazione ha funzionato».

Ministro, Cop28 ha rilanciato un accordo per triplicare la produzione di energia nucleare, ma l’Italia non è troppo indietro per reggere la sfida?
«L’Italia è indietro, ma le imprese italiane sono avanti. In questi anni hanno continuato a sviluppare il settore nucleare laddove potevano farlo, cioè all’estero». 

Qualche esempio?
«Sono stato recentemente in Slovacchia dove ho inaugurato il terzo reattore nucleare della centrale di Mochovce, realizzata dall’Enel, che garantirà una produzione pari al 14% di quel che serve al sistema elettrico di quel paese. Il gruppo è poi impegnato anche nella realizzazione del quarto reattore che dovrebbe essere in funzione nel 2025 e che a quel punto garantirà l’autonomia della Slovacchia. Ma fornirà anche energia da esportare. La stessa Enel è in prima linea su questo fronte con Endesa in Spagna. Ma anche Ansaldo Nucleare ha rilanciato su questo fronte in Romania con la centrale di Cernavoda. È, però, cruciale il lavoro di ricerca già avviato da tempo dall’Eni sulla fusione, il fronte sul quale accelererà l’Italia come confermato dal premier Giorgia Meloni. Senza contare le numerose imprese impegnate sul nucleare di terza avanzata e di quarta generazione».

Quindi intanto possiamo contare sull’importazione dall’estero di energia nucleare, ma quanto ci spingeremo sulla fusione, visto che è stata annunciata una svolta in questo senso?
«Il nostro obiettivo deve essere accelerare sulla fusione nucleare per centrare l’obiettivo nel 2050».

Ma a questo punto non servirebbe un Piano?
«Con il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, siamo d’accordo sullo sviluppo di un Piano che parta dalla formazione, dalla ricerca, e quindi dallo sviluppo della tecnologia sul nucleare avanzato, pulito e sicuro.

La terza generazione avanzata, con i piccoli reattori modulari, dovrebbe essere pronta nel 2030, mentre la quarta forse nel 2040. È indispensabile una programmazione ultradecennale che vada oltre anche i cambi di governo».

Nel frattempo dobbiamo spingere al massimo sulle rinnovabili. Sbloccare le autorizzazioni resta un sfida, mi spiega però come possono essere rimodulati invece gli incentivi agli impianti industriali di autoconsumo con la nuova norma del Decreto energia?
«Si tratta di una norma che consente all’Enea di individuare precisi criteri di qualità sulla base dei quali rilasciare dei certificati per gli impianti fotovoltaici che tengano conto anche di sostenibilità e risparmio del suolo».

Quindi gli incentivi saranno distribuiti in futuro anche in base a questo rating di qualità?
«Premieremo quelli più efficienti e più sostenibili».

Rimane il fatto che l’Italia rischia di passare dall’addio alla dipendenza dal gas russo alla dipendenza dai pannelli e dalle batterie cinesi o dai chip asiatici. Non abbiamo le materie prime e nemmeno le produzioni. Come evitarlo?
«È la nostra priorità. Contiamo su una intesa con altri partner europei e con investitori di Emirati Arabi e Arabia Saudita per spingere le estrazioni in Africa. Ma dobbiamo anche garantire al nostro Paese un’autonomia strategica sulle materie prime critiche che servono alla tecnologia green e digitale. Su questo c’è un asse Italia-Francia-Germania. Ed entro il semestre spagnolo sarà approvato il regolamento Ue che ha come obiettivo di estrarre almeno il 10% delle materie prime critiche che serviranno all’Europa nel 2030. Vuol dire estrarre almeno cinque volte quello che consumiamo oggi, tra cobalto, litio, manganese o titanio, per citarne qualcuna».

Quante miniere riaprirete?
«Stiamo realizzando una mappa aggiornata. Con le nuove tecnologie le estrazioni sono più facili e sostenibili. Inoltre spingeremo anche sul riciclo, un campo in cui siamo tra i Paesi più avanzati in Europa e sulla lavorazione delle materie prime, ora per il 98% in Cina». 

Tra produzione dei pannelli solari e gigafactory ce n’è di strada da fare. A che punto siamo?
«Abbiamo un grande polo di pannelli fotovoltaici dell’Enel a Catania, che potrebbe diventare il più grande in Europa. Invece sul fronte dei chip, dove abbiamo già un hub con StMicroelectronics, puntiamo sulla realizzazione di un nuovo progetto, una “ linea pilota” sempre a Catania nell’ambito di un bando europeo. Si tratta di un centro sulla produzione di chip a carbone di silicio che servono al settore aerospaziale e all’automotive. Ma nel nostro Piano nazionale per la Microelettronica c’è anche una strategia precisa per attirare investitori dall’estero».

Porterete le grandi multinazionali dei chip in Italia?
«Siamo sicuri di avere tutte le frecce necessarie al nostro arco. Nei prossimi giorni sarò in Giappone per raccogliere i primi frutti di un lavoro di oltre sei mesi in cui un mia task force ha presentato il nostro piano nazionale sulla microelettronica alle 80 più grandi multinazionali globali a Taiwan, Singapore, Corea del Sud, negli Usa e appunto in Giappone».

Il suo ottimismo è anche sui tempi e sull’importo dell’investimento che arriverà?
«Contiamo di mobilitare diversi miliardi, che si aggiungeranno ai nuovi investimenti di Stmicroletronics. E di farlo già dal 2024».

Che fine ha fatto Intel?
«È ancora in campo. Abbiamo risposto a tutte le sue richieste per gli insediamenti possibili in Veneto e Piemonte. Com’è noto il gruppo sta rivedendo il piano di investimenti in Europa. Ma sono fiducioso che, con questo o un altro progetto, la multinazionale punterà sul nostro Paese».

Ministro domani (oggi, ndr) si riunirà il tavolo per fare il punto sugli sconti del trimestre anti-inflazione. Manca un mese alla scadenza dell’accordo sui prezzi. Sarà prorogato?
«Credo proprio finisca qui. Ha raggiunto il suo obiettivo».

C’è chi tra le associazioni dei consumatori sostiene che l’operazione non abbia funzionato.
«Sono i numeri a parlare. L’inflazione è scesa allo 0,8% a novembre, sotto gli indici di Germania, Francia e Spagna, mentre un anno fa era all’11,8%. Il carrello della spesa si è ridotto di ben due punti percentuali. E perfino gasolio e benzina sono ai minimi».

Traguardo raggiunto.
«È stato centrato anche il secondo obiettivo, il rilancio dei consumi. I segnali che vengono dalle famiglie ci dicono che ha funzionato».

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