La Marina salva 36 migranti a bordo di un barcone che stava affondando al largo della Libia, la Mare Jonio, ne soccorre altri 29 tra cui una bimba di un anno e una donna incinta e Matteo Salvini chiude i porti non solo alle navi delle Ong ma anche ai militari. Si profila un nuovo scontro nel governo tra il ministro dell'Interno e i Cinquestelle, con la Difesa che ribadisce la «massima fiducia» nelle scelte nella Marina e il premier Giuseppe Conte che tenta di mediare e cerca una sponda nei partner europei: «risolveremo anche questo caso».
Il soccorso è scattato questa mattina, dice la Marina, a 75 km dalle coste libiche. Nave Cigala Fulgosi, un pattugliatore impegnato nell'operazione 'Mare Sicurò, ha intercettato un barcone che «stava imbarcando acqua e quindi era in procinto di affondare». Non c'era dunque alcun dubbio che i migranti fossero in «imminente pericolo di vita» - anche perché i 36 a bordo, tra cui due donne e 8 bambini, erano senza giubbotti salvagente - ed era necessario quindi intervenire «in aderenza alle stringenti normative nazionali e internazionali».
Neanche dieci minuti dopo l'uscita della notizia, Matteo Salvini parte all'attacco. «Io porti non ne do - dice - O si lavora tutti nella stessa direzione o non può esservi un ministro dell'Interno che chiude i porti e qualcun altro che raccoglie i migranti». Il diretto interessato, il ministro della Difesa Elisabetta Trenta, non replica limitandosi a far trapelare la «massima fiducia» nell'operato della Marina e sottolineando che da parte sua non c'è stata alcuna indicazione particolare. Silenzio anche dai Cinquestelle, con Di Maio che sposa la linea di Conte. «Non vogliamo fornire a Salvini alcun pretesto» è la risposta che arriva da fonti del Movimento. L'ex ministro della Difesa Roberta Pinotti definisce invece «inaudite» le parole del titolare del Viminale. «Salvare chi sta rischiando di annegare è un obbligo, cosa vorrebbe Salvini, spingere i marinai a compiere un reato?».
E cosa ci facesse lì il pattugliatore è sempre la Marina a spiegarlo: «attività di presenza, sorveglianza e deterrenza, anche in ragione all'attuale situazione di sicurezza presente in Libia». In sostanza, era lì a proteggere a distanza nave Capri, che nel porto di Tripoli fornisce assistenza tecnico-logistica ai mezzi della Marina e della Guardia Costiera libica come previsto dall'accordo, sottolineano dalla Difesa, «sostenuto anche dal Viminale», a salvaguardare il personale italiano a Tripoli e quello sulle piattaforme Eni. Per evitare uno scontro Difesa-Interni il premier Conte ha già sentito diversi paesi europei. «Ho raccolto la disponibilità di Malta, Francia e Lussemburgo a prendere alcuni migranti» e l'Italia attende una risposta anche da «Germania, Spagna e Portogallo» ha detto sottolineando la «grande disponibilità dagli amici europei».
L'obiettivo è anche quello di evitare un nuovo caso Diciotti, la nave della Guardia Costiera che la scorsa estate rimase 10 giorni in mare prima di poter approdare a Catania. Per quella vicenda Salvini è finito indagato con l'accusa di sequestro di persona e il tribunale dei ministri ha chiesto di poterlo processare ma il Senato, con il via libera dei 5Sm, ha negato l'autorizzazione a procedere. Una situazione che, se dovesse riproporsi, non è detto si concluda allo stesso modo.
Migranti, la Marina salva 36 persone al largo della Libia. Nuovo scontro Lega-M5S, Salvini: porti chiusi

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Giovedì 9 Maggio 2019, 14:52
- Ultimo aggiornamento: 20:27
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di Francesco Malfetano
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