«Il Mes? Siamo favorevoli in linea di principio, ma le nostre sono critiche europeiste». Antonio Tajani, vicepresidente del Consiglio, ministro degli Esteri, filo-europeo da antico Dna politico, non ci gira tanto intorno. Tutti si aspettano una sua parola, dopo lo “strappo” consumato l’altro giorno alla Camera: Fdi e Lega sul fronte del No, Forza Italia e Moderati italiani astenuti. Specchio riflesso con quanto accaduto a sinistra: Pd, Azione e Iv per il sì, M5S per il no, Verdi e Sinistra astenuti.
Allora Tajani, come ci si è arrivati? A destra ha deciso la Lega?
«Ma no, abbiamo solo posizioni differenti su questo argomento.
Si spieghi meglio
«La mia è una critica europeista, sia chiaro. Ma per il Mes serve un sistema di controllo tipo quello della Bce, il cui presidente si presenta quattro volte l’anno davanti all’Europarlamento e può essere chiamato a riferire in qualsiasi momento».
È la modifica che vorreste apportare?
«Se passasse questa proposta, potrebbe essere risolutiva per arrivare ad un accordo generale».
Ci saranno contraccolpi per la maggioranza di governo?
«Nessuno. Tra l’altro il Mes non è nel programma elettorale della maggioranza, né in quello di governo. Abbiamo posizioni diverse, le abbiamo sempre avute».
Anche la sinistra si è divisa...
«E infatti a loro lancio una sfida: volete essere europeisti fino in fondo? Approviamo le macro-riforme che sono sospese: dalla conclusione dell’unione bancaria ferma dal 2016, all’armonizzazione fiscale. La sfida è questa. Facciamo una scelta vera, su tutto. Noi siamo sempre stati coerenti, fin dai tempi di Berlusconi che criticava il regolamento del Mes bancario. Aggiungo una cosa».
Dica
«Il sistema bancario italiano, grazie anche all’intervento di Forza Italia sugli extra-profitti, è solido e non ha bisogno del Mes».
Giorgetti ha detto: fosse per me l’avrei approvato.
«Non commento quello che dicono gli altri, neppure quando mi attaccano. Vado per la mia strada».
Teme ripercussioni per l’Italia nei rapporti con l’Europa?
«No, assolutamente. Vorrei ricordare che Francia e Olanda votarono contro la Costituzione europea, molto più importante del Mes. Non mi pare si sia detto che erano isolate... è una balla dire che l’Italia non è europeista».
Resta il fatto che alle prossime Europee Forza Italia, Fdi e Lega andranno in “famiglie politiche” differenti
«Non mi sembra una novità, è sempre stato così. Forza Italia comunque è la garanzia europeista per le cancellerie, gli investitori, per tutti. Siamo a pieno titolo nel governo e non potremmo stare in un governo non europeista».
Che maggioranza europea verrà fuori dopo le elezioni di giugno? Meloni ne farà parte?
«Mi auguro che Giorgia ne faccia parte, che i conservatori ne siano parte integrante. Sicuramente il voto utile in Europa è a Forza Italia e ogni maggioranza possibile ha per cardine il Partito popolare europeo, sia a livello di Commissione Ue che di Consiglio europeo».
Ogni tanto si riparla di un ruolo per Mario Draghi...
«Draghi è una persona straordinaria, ottimo presidente della Bce, premier italiano. Ma non lo tirerei per la giacchetta e non mi sembra neppure così interessato. Si vedrà».
Veniamo un attimo alle questioni italiane. La “sanatoria” sul Superbonus?
«Serve buonsenso. Non bisogna penalizzare le persone oneste che hanno rispettato le regole. Per chi ha già raggiunto almento il 70