Un dibattito «molto ideologico» e «molto italiano». Sul sì di Roma al Mes, Giorgia Meloni non ha cambiato idea: la ratifica del fondo salva Stati non arriverà prima di sapere quali sono le altre carte in tavola. A cominciare dai contenuti del nuovo Patto di stabilità. Con buona pace delle sollecitazioni di Bruxelles e delle bacchettate delle opposizioni. Alle quali «vorrei chiedere – attacca Meloni –: siete stati al governo per 4 anni, perché non lo avete ratificato se era così fondamentale farlo in tempi rapidi?». Insomma: meglio mettere da parte la questione, per il momento.
Meloni: Su Mes dibattito ideologico, vedo spiraglio su patto di stabilità
E non pare un caso se il nodo Mes è uno dei pochi argomenti di attualità che non compare nel programma di Atreju, la convention di Fratelli d’Italia in programma da giovedì a domenica a Castel Sant’Angelo.
«Non abbiamo mai messo in dubbio la qualità della persona – spiega Giovanni Donzelli, capo dell’organizzazione di via della Scrofa e regista di Atreju – Un conto è un invito al confronto (sul tema della famiglia, con Ivan Scalfarotto di Iv e la ministra Eugenia Roccella, ndr), un altro un incarico istituzionale». E comunque, precisa l’esponente meloniano, «l’invito era partito prima delle polemiche». Già noto il forfait di Elly Schlein («una scelta politica che rispettiamo»), così come il mancato invito a Giuseppe Conte, sul palco di Castel Sant’Angelo non mancheranno comunque gli esponenti dell’opposizione: da Matteo Renzi (che discuterà di giustizia col ministro Carlo Nordio) a Carlo Calenda, che si confronterà con il ministro Adolfo Urso sul made in Italy. Per il Pd ci saranno Luciano Violante (a dibattere sul premierato), i governatori di Toscana e Puglia Eugenio Giani e Michele Emiliano e il sindaco di Roma Roberto Gualtieri.
E poi i presidenti di Camera e Senato, Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa e i ministri (quasi) al gran completo. E ancora: don Maurizio Patriciello, i genitori di Indi Gregory, il ct della Nazionale Luciano Spalletti, il campione di nuoto Gregorio Paltrinieri, Flavio Briatore e lo chef Gianfranco Vissani. Mentre già fa discutere la presenza di Santiago Abascal, il leader di Vox che nelle scorse ore ha invocato l’impiccagione «a testa in giù» per il premier spagnolo Sanchez. Angelo Bonelli, che avrebbe dovuto partecipare alla kermesse di FdI, saputo di Abascal ritira il suo sì, il dem Filippo Sensi protesta. «Non ci intromettiamo nella politica spagnola, con lui discuteremo di Europa», replica Donzelli. Fuori, spazio al villaggio natalizio (pattinaggio sul ghiaccio incluso) e alle mostre a tema: da Enrico Mattei ai 70 anni di Trieste italiana, fino ai “patrioti di riferimento”. Dentro, i fronti caldi: autonomia differenziata, premierato, riforma del fisco. E il Mes? «Non c’è un tavolo specifico – risponde Donzelli – ma certo sarà argomento di attualità». «Lo scopriremo solo vivendo», prova a chiudere a questione il capogruppo Tommaso Foti.
BOTTA E RISPOSTA
Quel che è certo è che il nodo del sì al Meccanismo europeo di stabilità (la cui ratifica sarebbe dovuta approdare giovedì a Montecitorio) continua a tenere banco tra governo e opposizioni. «Certe dichiarazioni mi fanno sorridere – osserva Meloni in videocollegamento con l’Ansa – la segretaria del Pd Elly Schlein dice che non possiamo tenere ferma tutta Europa. Forse non sa che il Mes esiste, chi lo vuole attivare può farlo. Forse – aggiunge – bisogna interrogarsi sul perché nessuno voglia attivarlo, in un momento in cui tutti faticano a trovare risorse». Per la premier insomma prima di dire sì bisogna «conoscere il contesto», evitando «totem ideologici». E «quando saprò qual è il contesto in cui mi muovo, saprò anche cosa bisogna fare del Mes». Replica Schlein: «Meloni fa il gioco delle tre carte, 26 Paesi su 27 hanno già ratificato le modifiche al Mes». E «la premier – conclude – si rimangerà anche questa promessa».