Lavoro, il piano del governo: «Basta disparità Nord-Sud»

Lavoro, il piano del governo: «Basta disparità Nord-Sud»
di Giusy Franzese
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Lunedì 6 Settembre 2021, 00:07 - Ultimo aggiornamento: 11:18

Da Enna a Bolzano, passando per Bari, Napoli, Roma, Firenze, Bologna, Milano e Verona. Uno standard comune e uniforme per tutto il territorio nazionale, con livelli essenziali delle prestazioni, dei servizi offerti, e della formazione di base, definiti per legge, monitorati e garantiti dallo Stato. Sarà questa la “cornice” della riforma delle politiche attive del lavoro entro la quale poi ogni regione andrà a offrire i suoi servizi personalizzati. Il principio base sarà che il disoccupato calabrese ha il diritto di avere gli stessi aiuti, nella riqualificazione professionale e nell’assistenza a cercare un lavoro, del disoccupato veneto e lombardo. Un principio finora negato, con regioni dove i centri per l’impiego non dispongono nemmeno dei collegamenti internet e tantomeno di banche dati che incrociano domande e offerte di lavoro, e altre dove invece si procede con più mezzi e minori difficoltà. Sono venti le slide che il governo, con il supporto dell’Anpal, ha preparato per illustrare giovedì alle parti sociali le linee guide della riforma delle politiche attive, la seconda “gamba”, oltre a quella degli ammortizzatori sociali, indispensabile per far funzionare il mercato del lavoro e non lasciare nessuno indietro. Le Regioni hanno già di fatto dato il loro assenso, nelle riunioni di inizio e fine agosto scorso. L’arco temporale di attuazione del piano è quello del Pnrr, quindi entro il 2025. Sul piatto ci sono disponibili 5 miliardi di euro. Un’opportunità enorme.

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Basta disparità

Nel documento si parla più volte della definizione dei livelli di prestazione essenziali uguali per tutti.

Ci vorrà una programmazione, investimenti nei territori, e un continuo monitoraggio. L’innovazione degli strumenti sarà uno dei percorsi.

Due gli strumenti che si pensa di utilizzare: il programma Gol (garanzia occupabilità lavoratori) e il Pnc (piano nuove competenze). Per farli funzionare è previsto un rafforzamento dei Centri per l’impiego - a disposizione per questa sola voce ci sono 600 milioni di euro - sia dal punto di vista del personale che delle attrezzature e del loro numero, anche attraverso unità mobili, sportelli temporanei e punti informativi da realizzare insieme con i Comuni e soggetti terzi. Attualmente l’Italia dispone di circa 550 centri per l’impiego, in media un ufficio ogni centomila utenti, il piano si propone di portare il rapporto a un centro per l’impiego ogni 40.000 utenti. Ma visto come stanno andando le cose, sia per le programmate assunzioni di 11.600 nuovi operatori che per gli adeguamenti infrastrutturali delle sedi (entrambe le cose in forte ritardo, si fa notare nelle slides), nel frattempo si cercherà di potenziare la collaborazione con le agenzie private di collocamento. «Evitiamo forme di contrapposizione tra centri per l’impiego e agenzie. Ci vogliono entrambe le cose» ha detto il ministro Orlando. 

La piattaforma

Da anni si parla di un incrocio delle banche dati che incrociano domande e offerte di lavoro. Da anni il problema resta irrisolto: le banche dati non dialogano nemmeno all’interno della stessa regione, meno che mai a livello nazionale. Ancora una volta nei documenti ufficiali si afferma che «resta cruciale lo sviluppo dei sistemi informativi in forma integrata». Chi come e quando realizzerà questa piattaforma nazionale, però, non è indicato.

La dote

Molto probabilmente lo strumento dell’assegno di ricollocazione sarà rivisto. Nel documento si sottolinea come in molte regioni ci sia stata sovrapposizione con altri strumenti simili. Si parla poi di «scarsa attrattività dello strumento per come attualmente disegnato – sia dal lato dei soggetti privati accreditati, in particolare nei confronti dei più fragili quali i beneficiari di RDC, sia dal lato dei lavoratori, quando la loro adesione è volontaria». E più in generale si conclude che per l’accompagnamento al lavoro «soluzioni semplici basate unicamente sulla remunerazione a risultato soprattutto per i più fragili non sono sufficienti». Per questo motivo il programma Gol prevede cinque percorsi differenziati - per ore di formazione e assistenza - a seconda dei profili dei disoccupati, dai giovani Neet ai lavoratori in Cigs, dai beneficiari di Naspi e , Dis-coll) o perché poveri (RDC) ai lavoratori autonomi che cessano l’attività.

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