Lavinia Mennuni: «Donne libere di scegliere, ma diventare madri è una battaglia culturale»

La senatrice di FdI: «Non si pensi solo al qui e ora, la natalità sia tema centrale». Le polemiche sulla genitorialità «cool»: «Opposizioni si rifugiano in luoghi comuni»

Lavinia Mennuni: «Donne libere di scegliere, ma diventare madri è una battaglia culturale»
di Francesco Malfetano
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Sabato 30 Dicembre 2023, 00:42 - Ultimo aggiornamento: 19:56

«Il problema non è solo sostenere economicamente chi mette al mondo un bambino, ma affrontare il problema culturale più profondo». Lavinia Mennuni non fa passi indietro, anzi. La senatrice di Fratelli d’Italia travolta dalle polemiche per quella volontà di provare a rendere di nuovo «cool» la maternità e per un’affermazione che lei stessa riconduce a sua madre («La tua prima aspirazione deve essere quella di essere mamma a tua volta») rilancia, identificando con l’essere mamma «una bellissima missione» e «un completamento della propria natura», «senza che questo debba impedire le legittime aspirazioni professionali che ogni donna deve poter coltivare» o «altre scelte liberamente effettuate in nome di altre missioni altrettanto nobili». In sintesi estrema, dice al Messaggero, «essere mamma è per me la cosa più bella del mondo». Specie perché, appunto, «non confligge con altre aspirazioni e coinvolge entrambi i genitori». 


In questo, nel messaggio che la genitorialità non è un ostacolo alla realizzazione dei propri obiettivi, Mennuni ritiene sia l’essenza di quella battaglia culturale che ora rivendica. «Dobbiamo far comprendere alle ragazze di oggi che possono coltivare il sogno di essere lavoratrici, affermarsi nel campo che scelgono e divenire le mamme di domani» spiega.


LE PAROLE
Eppure le sue parole rese a Coffee Break su La7 sono diventate per l’opposizione (e una grossa fetta di utenti sui social network) il simbolo di una presunta volontà di relegare le donne all’unico ruolo di angelo del focolare. Dal Movimento 5 stelle al Partito democratico il suo intervento è stato quindi bollinato su una scala che va dal «non rispettoso», all’«offensivo e pericoloso» fino al «nostalgico del Medioevo». 


Affondi che la donna, madre di tre figli, da avvocato e politica navigata (dopo la militanza giovanile in Alleanza Nazionale il primo incarico risale al 1997, come consigliera municipale del II Municipio di Roma) da un lato stempera sorridendo e dall’altro rispedisce al mittente.

E quindi: «Credo che su questi temi vi debba essere serietà e comunità di intenti e non si dovrebbe scadere nella polemica politica, soprattutto nella fase di emergenza che viviamo con il tasso di natalità più basso della storia italiana» scandisce. Salvo poi sottolineare che «chi non possiede argomenti si rifugia nei luoghi comuni» e, soprattutto, che «la verità è che chi ha governato prima di noi nulla ha fatto sui temi della natalità e dell’infanzia e oggi prova fastidio non solo per le misure concrete messe in campo dal governo Meloni su questi temi».

Il riferimento è, ad esempio, alla riconferma dell’assegno unico e l’estensione del congedo parentale facoltativo inserite in legge di bilancio, ma anche l’aumento del fondo per gli asili nido con l’obiettivo di renderlo gratis per il secondo figlio e un taglio alle tasse per le donne lavoratrici con almeno due figli. Interventi per cui lo stanziamento dell’esecutivo sfiora il miliardo di euro, ma che sono stati giudicati poco incisivi dall’opposizione.


LA BATTAGLIA
La battaglia però, appunto, per Mennuni non è solo economica. «Abbiamo avuto tempi di crisi grave, quali le guerre mondiali, eppure i figli si facevano» spiega. Oggi invece «i ragazzi e le ragazze sono focalizzati sul presente», «non vi è una progettualità, anche a causa della precarietà che viviamo, si pensa al qui e ora e invece è importante che oltre ad aspirare ad una affermazione personale, lavorativa, si ponga al centro il tema della natalità». La senatrice in pratica cerca «di ricordare ai miei figli come mia mamma fece con me», e a tutti i giovani italiani, che «I ragazzi possono aspirare ad essere lavoratori e genitori». Forte di un’esperienza di questo tipo, Mennuni non disconosce la fatica del farlo ma invoca «un cambio di passo, una condivisone delle responsabilità tra i genitori e una presa di coscienza collettiva da parte della società e delle istituzioni».


Un percorso accidentato che se ha come obiettivo chiaro quello di schiodare l’Italia dalla posizione di «fanalino di coda nel mondo occidentale per la natalità», per la senatrice ha anche «esempi positivi» da seguire. Quali? «Francia e Ungheria» in primis, «che da tempo hanno capito che bisogna favorire in ogni modo la natalità e stanno raggiungendo risultanti rilevanti». Budapest in particolare è passata da una media di 1,23 figli per donna nel 2011 a 1,61 dieci anni dopo grazie ad investimenti che toccano il 5% del Pil e comprendono misure mirate alle fasce più deboli della popolazione, come l’esenzione a vita dal pagamento delle tasse per le donne con almeno quattro figli, prestiti anticipati per le coppie con almeno tre figli e aiuti finanziari per casa e automobili sempre per le famiglie numerose. 


«Una nazione che ha le culle vuote è destinata al declino - conclude Mennuni - Al contrario fare figli significa rafforzare a medio e lungo termine anche il comparto produttivo, l’economia, il sistema previdenziale. Quindi direi a chi mi accusa, bando alle ciance e al lavoro per sostenere i nostri giovani, rilanciare la natalità e dare nuova linfa al nostro futuro».

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