Draghi candidato alla presidenza del Consiglio Ue per il dopo-Michel, FT: «L'ex premier italiano è in corsa»

Per votare il presidente del Consiglio europeo serve un quorum difficile ma non impossibile: la maggioranza qualificata dei 27

Draghi candidato alla presidenza del Consiglio Ue per il dopo-Michel, FT: «L'ex premier italiano è in corsa»
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Martedì 9 Gennaio 2024, 20:15 - Ultimo aggiornamento: 21:53

«Mario Draghi è un possibile candidato alla presidenza del Consiglio europeo». In un titolo asciutto, come da tradizione anglosassone, il Financial Times sintetizza un'idea che circola sin dalla fine dell'anno scorso e che, senza avere ancora una forma chiara, si basava soprattutto sulla necessità di risollevare le sorti di un'Europa fiaccata dallo strapotere economico cinese e dall'ascesa dei nazionalismi.

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Draghi al Consiglio europeo per il dopo-Michel?

La decisione di Charles Michel di candidarsi per le Europee, con il rischio che da giugno a novembre l'Ue sia di fatto governata da Viktor Orban (leader del Paese presidente di turno), ha reso l'idea di Draghi d'improvviso più urgente e concreta, tanto da attirare l'attenzione dell'autorevole foglio britannico.

Già nel dicembre scorso, di fronte alla crescente fatica rispetto al sostegno all'Ucraina, ai continui ricatti di Budapest e alle ombre anti-europeiste che aleggiano attorno al voto di giugno, tra funzionari e diplomatici europei era emersa la suggestione di un Consiglio europeo guidato dall'uomo del 'whatever it takes', incaricato nel settembre scorso dalla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen di stilare un report sulla competitività dell'Europa.

Ed è proprio sulla base di questo report che Draghi potrebbe mettere nero su bianco alcune delle priorità che l'ex premier ritiene necessarie per non finire disarmati nella morsa economica statunitense e cinese. Per delineare, di fatto, un rilancio industriale che, secondo una parte dell'esecutivo Ue, potrebbe fare perno anche sul modello del Recovery. Il fatto che l'ex presidente della Bce non appartenga ad alcun partito da un lato è un vantaggio, dall'altro - come nota il Ft - «potrebbe azzopparlo». Importante, in questo senso, potrebbe essere la tempistica dei negoziati tra i Paesi membri e la possibilità non remotissima che alla fine Michel decida di lasciare prima delle Europee aprendo la strada ad un traghettatore.

I TEMPI

Entro novembre, secondo i Trattati deadline per la scelta del presidente del Consiglio europeo dopo le elezioni di giugno, il traghettatore potrebbe essere o meno confermato. Per votare il presidente del Consiglio europeo serve un quorum difficile ma non impossibile: la maggioranza qualificata dei 27. Il no di Paesi molto popolati come la Germania (alla quale l'iper-europeismo di Draghi sulle questione economiche non è mai stato troppo gradito) o come la Polonia o l'Italia potrebbe sbarrare la strada all'ex numero uno dell'Eurotower. C'è poi da tener conto della tradizionale ripartizione dei tre top jobs Ue - all'Eurocamera, al Consiglio e alla Commissione - tra Ppe, S&d e liberali. E alla poltrona di Michel sono soprattutto i socialisti a puntare, tanto che il Ft tra i potenziali candidati fa i nomi anche del premier spagnolo Pedro Sanchez e dell'omologa danese Mette Frederiksen.

DRAGHI AL LAVORO

Nel frattempo Draghi continua con il suo lavoro sulla competitività. Mercoledì a Milano vedrà una delegazione dei leader industriali europei (l'European Round Table of Industry) mentre venerdì interverrà sul dossier competitività al seminario a porte chiuse sulle priorità dell'Ue organizzato da von der Leyen e dal collegio dei commissari. A dispetto dei nomi, infatti, il tema del rilancio economico resta l'urgenza di questo inizio 2024 a Bruxelles. In mattinata Michel ha incontrato un altro ex premier italiano, Enrico Letta, incaricato dal Consiglio Ue di redigere un report sul mercato unico. «Attendiamo con ansia le ambiziose raccomandazioni di Letta», ha scritto Michel, mentre l'ex segretario del Pd, al Pe, ha visto anche i deputati socialisti e di Ecr. «Bisogna porre fine al regime agevolato di aiuti di Stato», è stata la richiesta inoltrata a Letta da FdI.

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