Argentario, basta ricerche per Anna Laura Cartoni. «Non si troverà mai». Lo sconforto del marito

Un mese dopo il dramma gli avvocati chiedono di ricostruire lo schianto al largo

Argentario, basta ricerche. «Anna non si troverà mai». Lo sconforto del marito
di Michela Allegri
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Venerdì 26 Agosto 2022, 22:11

Le ricerche sono state sospese poco prima di Ferragosto. Nonostante le perlustrazioni effettuate in superficie e nei fondali fino a 100 metri di profondità, l’utilizzo di un robot, le spedizioni allargate, di Anna Claudia Cartoni nelle acque dell’Argentario non c’è traccia. A un mese di distanza dall’incidente costato la vita ad Andrea Giorgio Coen, titolare di una galleria specializzata in tappeti e arazzi al civico 5 di via Margutta, a Roma, e dopo il quale Anna Claudia risulta dispersa, gli inquirenti hanno deciso di sospendere i setacciamenti. È passato ormai troppo tempo e le possibilità di recuperare il cadavere della donna vengono considerate quasi nulle. Chi indaga sa bene che nei casi di morte in mare difficilmente si hanno speranze di trovare il corpo trascorsa anche solo una settimana. Intanto il marito di Anna Claudia, Fernando Manzo, che era alla guida della barca a vela che è stata travolta dal motoscafo guidato dal turista danese Per Horup, non riesce a darsi pace. È uscito dall’ospedale, dove era stato ricoverato dopo lo schianto - era stato operato a una spalla -, ed è tornato a casa dalla figlia. Ma senza Anna Claudia riprendersi sembra impossibile.

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L’INCHIESTA

L’uomo è indagato insieme al turista straniero: le accuse sono omicidio colposo e lesioni colpose.

Per ricostruire la dinamica dello scontro tra il motoscafo Bibi Blue e la barca a vela Vahinè, e stabilire una volta per tutte di chi sia la responsabilità dell’incidente, servirà ancora tempo. In un’intervista rilasciata a una televisione danese, i turisti stranieri avevano detto di aver incontrato la Vahinè - a bordo c’erano Manzo, la moglie e tre amici, tra i quali Coen - nel proprio tratto di navigazione e di aver tentato di frenare all’ultimo. I danesi avrebbero anche prestato i primi soccorsi in attesa dell’intervento della Capitaneria di porto, circostanza che ha convinto gli inquirenti a non disporre un fermo nei loro confronti, consentendo il rientro in Danimarca. Per questo motivo l’avvocato di Horup, Jacopo Trevisan, ha chiesto alla Procura di procedere con un incidente probatorio: l’obiettivo è ricostruire dal punto di vista cinematico la sequenza e le rotte delle due imbarcazioni, puntando alla possibilità, quantomeno, di un concorso di colpe. Probabilmente in settembre verrà effettuata una simulazione dell’incidente al largo. A smentire la testimonianza dei danesi, però, sono le dichiarazioni di un testimone. «Ho visto da lontano la scena, è stato terribile. Per fare un paragone con la strada, è come se un suv andasse a impattare a 200 chilometri orari contro un’utilitaria», ha dichiarato il capitano Edoardo Veneziani, ufficiale di coperta di una compagnia di navi da crociera e perito navale. Quel giorno stava tornando via mare dall’isola del Giglio e ha detto di avere visto in lontananza lo scontro tra il motoscafo e la barca a vela della compagnia di amici romani. «È possibile che fosse stato inserito l’autopilota - ha spiega Veneziani - considerato che il motoscafo non ha fatto alcuna manovra per evitare l’impatto. È arrivato come un fulmine rispetto alla barca a vela». Un dettaglio sul quale la Procura sta facendo accertamenti specifici.

 

I FATTI

Era il 23 luglio. Lo scontro è avvenuto a circa 7,5 miglia nautiche dalla costa dell’Argentario, nel canale di mare che separa il promontorio dall’isola del Giglio. Il gruppo di amici romani era partito dal porto di Riva di Traiano e, dopo 5 ore di navigazione, ha visto arrivare il motoscafo a folle velocità. La Vahinè pare procedesse ad una velocità non superiore ai 6 nodi, a motore spento. Il comandante Manzo, pur provando a virare, non è riuscito ad evitare l’impatto. Coen è rimasto incastrato sotto il motoscafo, mentre Anna Claudia è finita in acqua ed è stata trascinata dalle onde. Pochi giorni dopo avrebbe compiuto 60 anni. Insegnante di ginnastica, aveva dedicato la vita agli altri, allo sport, all’assistenza dei bimbi con disabilità e, soprattutto, alla figlia, per la quale aveva scritto un libro in cui raccontava il suo essere madre «in modo strano, in modo diverso», aveva raccontato in un’intervista. Per ricordare Anna Claudia è stata creata anche una pagina Facebook, dove si susseguono di settimana in settimana testimonianze e parole d’affetto. «La famiglia ancora aspetta Anna Claudia e un’altra famiglia piange Andrea - si legge nel post di presentazione della pagina - Un’altra famiglia, invece, vive normalmente in Danimarca».

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