Anna Claudia Cartoni, il libro dedicato alla figlia disabile: «Irene non può parlare. Sarei felice se sentisse il nostro amore»

"Il dolore che provo è come una pugnalata fissa dentro il cuore e non si spegne mai, ma ho imparato a prendere confidenza con esso e a trasformarlo in forza"

Anna Claudia Cartoni, il libro dedicato alla figlia disabile: «Irene non può parlare. Sarei felice se sentisse il nostro amore»
3 Minuti di Lettura
Domenica 24 Luglio 2022, 17:41 - Ultimo aggiornamento: 25 Luglio, 02:18

Anna Claudia Cartoni, dispersa nello specchio d'acqua tra l'Isola del Giglio e l'Argentario dopo che la barca a vela su cui si trovava assieme al marito Fernando Manzo ed alcuni amici è stata travolta da uno yacht, ha raccontato la sua esperienza in un libro, «Irene sta carina. Una vita a metà».

Anna Claudia Cartoni, chi è la donna dispersa all'Argentario: ricerche in mare con robot della prof madre di una figlia disabile

Anna Claudia Cartoni, una vita dedicata alla figlia disabile

Una sorta di diario sul suo modo di essere madre «in modo strano, in modo diverso», come ha affermato in una intervista.

Un libro dedicato alla figlia, che ora ha 20 anni, in cui racconta anche di se stessa, della sua vita e la sua passione per la ginnastica. «Se solo riuscisse a dirmi cosa pensa, se sta bene, se riesce a sentire il nostro amore, sarei felice. Ecco sarebbe il mio regalo di Natale. Ma so che non succederà mai. Vado avanti, gestisco la mia quotidiana anormalità con grande pragmatismo e non mi aspetto miracoli», così raccontava a tipitosti.it Anna Claudia Cartoni. 

 

Una mamma diversa

«Da sedici anni – spiega a tipitosti.it – sono una diversamente mamma, sono le sue gambe, le sue braccia, il suo pensiero. Sono la mamma di una bambina eternamente piccola con un corpo che la farà diventare adolescente e poi donna.  Aggiungo che il mondo dell’handicap non è fatto di solo dolore, richiama valori umani e profondi. È una realtà fatta di emozioni forti, rabbia, sensi di colpa e impotenza, frustrazioni, che si alternano in un’incessante altalena. È un mondo in cui esistono spazi, seppure rari di gioia, benessere, perché il dolore da solo non uccide». E ancora: «Il dolore che provo è come una pugnalata fissa dentro il cuore e non si spegne mai, ma ho imparato a prendere confidenza con esso e a trasformarlo in forza».

Le difficoltà di comunicazione

Per Anna capire e farsi capire dalla figlia è una impresa difficile. «Spesso siamo in silenzio ognuna assorta nei propri pensieri. In quei momenti non mi sento sola perché lei è con me e spero sia la stessa cosa per lei». Cosa desidera? Di poter «sentire la partecipazione di Irene in modo diverso, magari solo attraverso il semplice contatto fisico o solo grazie alla mia sola voce. Vorrei che in futuro anche la scuola si dotasse di insegnanti non solo empatici, ma anche preparati al sostegno di patologie che sono tante e diverse». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA