Zucchero: «Questo nome d'arte mi ha stancato. Voglio farmi chiamare Adelmo»

Grande successo per lo showman a Caracalla

Zucchero: «Questo nome d'arte mi ha stancato. Voglio farmi chiamare Adelmo»
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Giovedì 1 Giugno 2023, 07:20 - Ultimo aggiornamento: 07:34

«Zucchero? Questo nome d'arte mi ha stancato. Comincia a imbarazzarmi un po': mi sembra una roba da ragazzini. Da adesso in poi vorrei farmi chiamare con il mio vero nome, Adelmo», confessa il bluesman emiliano. A 67 anni Adelmo Fornaciari - questo il vero nome del musicista: quello d'arte è il nomignolo che gli affibbiò una maestra alle elementari, «perché ero dolce come lo zucchero» - sente il bisogno di ritornare alle sue radici, non solo musicali. All'indomani del debutto di martedì sera alle Terme di Caracalla della branca italiana del suo World Wide Tour (nell'antico complesso termale si è esibito anche ieri sera e lo farà anche domani, sabato e domenica, per un totale di cinque concerti da oltre 20 mila spettatori complessivi), il bluesman da 60 milioni di copie vendute a livello mondiale racconta di avvicinarsi al traguardo dei quarant'anni di carriera, che celebrerà con due concerti-evento il 9 e il 10 giugno alla Rcf Arena di Reggio Emilia, «praticamente a casa mia», con un po' di spaesamento: «Sono senza contratto discografico, attualmente - rivela - ho consegnato l'ultimo album nel 2021. Non so cosa ne sarà di me. È un problema di tutti quelli della mia generazione. Qualche settimana fa a Los Angeles parlavo con il manager di Paul McCartney, Scott Rodger, che ha tra i suoi clienti anche Santana: mi ha detto che fatica a piazzarlo. È cambiato tutto. I discografici non parlano più di musica: fanno solo i conti».

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INTERNAZIONALE

Lui non si dà per vinto. Continua a fare quello che gli riesce meglio: dimostrare sul campo di essere il più internazionale tra i musicisti italiani degli ultimi quattro decenni, un esemplare unico. Il campo, naturalmente, è il palcoscenico: cappellone di pelle e giubbotto da motociclista giallo, alle Terme di Caracalla Adelmo Fornaciari non fa che l'irriducibile bluesman. E in due ore e mezzo di concerto dimostra di essere tutt'altro che arrugginito: «Stand up! Tutti in piedi», ordina al pubblico su Partigiano reggiano, mentre il tastierista Peter Vettese muove freneticamente le dita tra i tasti riproducendo il riff del brano e la sezione ritmica composta dai percussionisti Adriano Molinari e Monica Mz Carter, dal bassista Polo Jones e dai chitarristi Kat Dyson e Mario Schilirò - gente che ha suonato con Bruce Springsteen, Joe Cocker e Prince - crea un groove irresistibile. 13 buone ragioni, Vedo nero, Baila, Overdose d'amore, Per colpa di chi, Diavolo in me, Con le mani: il concerto - c'è anche un omaggio a Pavarotti con Miserere e uno a Tina Turner con Natbush City Limits suonata dalla band - è tutto da ballare. E di tanto in tanto pure Zucchero accenna qualche goffo passo di danza: «Come mi immagino a 80 anni? Prendo come esempio Mick Jagger. Vorrei avere la sua disciplina. Ma mi sa che costa fatica: non ce la faccio», scherza.

SBERLEFFO

Al gusto per lo sberleffo («Lecca le mie pene», canta in Pene; «con te vengo facile», insiste in Facile, in duetto con la corista Oma Jali) accompagna riflessioni più sobrie. Come quando «per la Romagna» martoriata dall'alluvione canta Let It Shine, scritta nel 2006 per New Orleans devastata dall'uragano Katrina: «Ho cambiato un verso sostituendo la parola "Mississippi" a "la mia terra". Evito la retorica. Però il 24 giugno per Italy Loves Romagna al concerto di beneficenza alla Rcf Arena a Reggio Emilia ci sarò. Springsteen non ha detto niente? Per me era all'oscuro di tutto». Si prende gioco anche dei critici che in passato lo accusarono di aver scritto testi licenziosi: «Del politically correct non me ne frega un ca Se qualcuno ha dei dubbi sul fatto che accanto a brani definiti sublimi come Dune mosse o Un soffio caldo scrivo robe da osteria come Vedo nero o Bacco perbacco, non ha capito niente del blues. Fabrizio De Andrè cantava che il nano è una carogna perché ha il cuore vicino al cu, perché io non posso giocare con i doppi sensi?».

LA FESTA

L'unico ospite annunciato per i due concerti per il quarantennale di carriera del 9 e 10 giugno a Reggio Emilia - il tour farà poi tappa il 4 e 5 luglio in Piazza Unità d'Italia a Trieste, il 24 e 25 luglio nel cortile della Reggia di Caserta, il 27 luglio alla Valle dei Templi di Agrigento e il 28, 29 e 30 luglio al Teatro Greco di Siracusa - è Salmo: «Erano anni che mi dicevano di fare qualcosa con uno di questi rapper, quelle cagate lì. Ma io non avevo mai individuato nessuno. A Sanremo con Diavolo in me mi ha colpito. Gli altri? Si decide all'ultimo momento». Chissà se Adelmo ha già individuato un suo potenziale erede: «Non so se esiste. Se c'è, non bisogna andarlo a cercare in radio o in tv, ma in qualche festa di paese».
Mattia Marzi
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