Confermato dalla Cassazione il dissequestro dei beni del produttore televisivo Alberto Tarallo. I giudici hanno dichiarato inammissibile il ricorso presentato dal pubblico ministero Carlo Villani, confermando la decisione espressa dal Tribunale del Riesame di Roma che lo scorso marzo aveva annullato il sequestro da 5 milioni di euro eseguito a gennaio dalla Guardia di Finanza nei confronti del produttore televisivo, dopo aver indagato sulla morte misteriosa del suo compagno Teodosio Losito. Tarallo, patron di Ares, era stato accusato di aver messo a punto un piano per impadronirsi dei beni dell'ex compagno, Losito, suicidatosi l'8 gennaio del 2019. Il suo testamento, infatti, era stato cambiato pochi mesi prima della sua morte. Da allora i dubbi sull'erede universale, Alberto Tarallo, sono cresciuti nel giro di poche settimane fino ad arrivare all'apertura delle indagini da parte della Procura che voleva vederci chiaro sulle circostanze delle modifiche testamentarie. L'accusa mossa dal pm Villani al produttore televisivo erano di aver contraffatto la firma del suo compagno e di averlo istigato a togliersi la vita. In realtà, il nuovo documento non presentava modifiche rispetto al precedente redatto nel 2017 davanti al notaio Claudio Cerini. Anche allora Losito aveva nominato il suo compagno erede universale. Non ci sarebbe stata, dunque, alcuna necessità di falsificare gli atti.
UN AMORE PURO
Come emerso nel corso delle indagini, anche attraverso le ispezioni delle chat tra l'amica intima Ursula Andress e Stefania Graziosi, «erano una coppia bellissima, si amavano e Tarallo ha sempre cercato di aiutare Losito che soffriva per non aver avuto il suo stesso successo nel lavoro».