«A forza di credere che il male passerà, sto passando io e lui resta»: la canzone che presenterà in gara al Festival di Sanremo dall'1 al 5 febbraio, rimettendosi in gioco a ventidue anni dall'ultima volta, comincia così. Poi arriva il colpo di reni, affidato al suono energico e vincente costruito sul testo di Jovanotti da Mousse T, il 55enne dj tedesco che nel 2000 riportò in cima alle classifiche Tom Jones con Sex Bomb: archi, fiati, timpani, cori. Un'esplosione di vitalità. D'altronde era lui stesso a cantarlo: Se ti diranno sei finito, non ci credere. A 77 anni Gianni Morandi è più vivo che mai e con Apri tutte le porte si prepara a raccontare sul palco dell'Ariston la sua rinascita personale dopo l'incidente dello scorso anno («Uso tre dita, ma mi sento fortunato: sono vivo», dice, mostrando la mano sinistra, reduce dalla riabilitazione dopo le ustioni) e speriamo quella collettiva del Paese che lo ha reso un'icona pop: «È una canzone di speranza, travolgente. Non volevo una canzone tradizionale: ne ho cantate fin troppe, da Non son degno di te a La fisarmonica. Stavolta cercavo un pezzo divertente, ritmato, una reazione a questo periodo. Mousse T ci ha messo dentro la Motown, Otis Redding, Wilson Pickett. Sarà la mia Sex Bomb. Riparto da zero con l'entusiasmo di un debuttante, mi butto nella mischia».
LA CARRIERA
A Sanremo l'Eterno Ragazzo, che ieri è tornato in concerto sul palco del Teatro Duse della sua Bologna (sarà in scena anche stasera e poi ancora il 25 e il 27, prima del Festival), esordì esattamente cinquant'anni fa, nel 1972.
IL RIVALE
A Sanremo ritroverà l'eterno rivale Massimo Ranieri («Siamo come Bartali e Coppi: Al Bano ci invidia, voleva esserci anche lui», scherza) e gareggerà anche contro il nipote Paolo Antonacci (figlio di Marianna e Biagio, autore di Sesso occasionale di Tananai ndr): «Sarà divertente. Invece mio figlio (Tredici Pietro, rapper di successo, ndr) non ne vuole sapere di cantare con me». Si può dare di più oggi la dedicherebbe ai politici: «Bisogna pensare al bene comune. A volte certe liti mi sembrano un po' pretestuose. Il Quirinale? Mi piacerebbe se ci andasse una donna: la Cartabia, ad esempio. E perché non nominare una donna anche come direttore artistico del prossimo Sanremo? Penso a Pausini, Mannoia, Elisa: ho sempre pensato che le donne siano migliori degli uomini. Io ad Anna devo tutto. Spero che mi dia la spinta per salire sul palco, se cinque minuti prima dell'esibizione mi tremeranno le ginocchia».