Rudy Guede, l'ex fidanzata che l'ha denunciato: «Non sapevo chi fosse. È un manipolatore narcisista, ho avuto paura»

La 23enne racconta la loro storia durata due anni, finita con una denuncia e il divieto di avvicinamento.

Rudy Guede, l'ex fidanzata che l'ha denunciato: «Non sapevo chi fosse. È un manipolatore narcisista, ho avuto paura»
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Mercoledì 13 Dicembre 2023, 08:37 - Ultimo aggiornamento: 15:03

«Rudy ha della rabbia, della frustrazione, della cattiveria che non ti aspetti da chi è uscito da 13 anni di carcere come detenuto modello. Possibile che non sia obbligatorio un percorso psicologico?». L'ex fidanzata di Rudy Guede, già condannato in via definitiva nel processo per l’omicidio di Meredith Kercher per maltrattamenti, lesioni e violenza sessuale, parla al Corriere della Sera e racconta la loro storia durata due anni finita con una denuncia e il divieto di avvicinamento. 

«Sono stata ingenua ma non mi sarei mai innamorata di un mostro - confessa la giovane 23enne - . Rudy Guede è un manipolatore narcisista.

Certi aspetti della sua personalità sono emersi dopo e io ci ho messo tempo a capirli». Lei confessa di non sapere chi fosse. «Lui era già in semilibertà e io frequentavo la biblioteca dove lavorava. Lo vedevo solo lì, non lo conoscevo come il “Rudy del caso Meredith”, non sapevo che la sera rientrasse in carcere. Nel 2008 avevo 8 anni. Mi aveva solo raccontato di essere finito in una brutta storia passata, senza spiegare oltre. Poi abbiamo preso a frequentarci e degli amici mi hanno spiegato tutto».

La confessione

«Una sera lui si confidò. Forse aveva capito, forse era stato avvisato, forse era il momento. Mi ha spiegato in modo generico i fatti e io non ho approfondito. Era la mia prima storia d’amore, valeva il beneficio del dubbio. Il vero cambiamento lo ha avuto quando ha finito di scontare la sua pena. Certi atteggiamenti con me... Eravamo assieme da poche settimane».

La violenza

Poi ha cominciato ad avere un atteggiamento violento.  «Non ho denunciato percosse ma ci sono stati spintoni, cose simili. Ha cominciato con piccoli gesti per i quali poi chiedeva scusa e che io gli perdonavo. Ripensandoci ora, lui sapeva di sbagliare ma sapeva anche che sarebbe stato perdonato. Non so più se quelle scuse fossero sincere». Infine la denuncia... «Ci eravamo già lasciati da qualche mese, ero tornata a vivere da sola a Grosseto e ho capito che non si sarebbe fermato. Mi scriveva, mi chiamava, tre volte è venuto senza dirmelo, ha le chiavi di casa a Viterbo... Una avvocatessa mi sconsigliò di denunciarlo: “Non ti crederanno, ti faranno a pezzi anche i giornali, non hai prove sufficienti”. Anche le amiche mi dicevano di aspettare ma io non avevo più una vita e non mi sarei perdonata se avesse fatto ad altri le cose cattive che ha fatto a me. Sono tornata da mia mamma, che è sconvolta: neanche lei aveva capito. Esco il meno possibile e sto attenta».

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