Renga e Nek: «Insieme ci è tornata la voglia di divertirci. Volevamo rimetterci in discussione, senza ansie»

I due cantanti presentano il loro primo album congiunto

Renga e Nek: «Insieme ci è tornata la voglia di divertirci. Volevamo rimetterci in discussione, senza ansie»
di Mattia Marzi
4 Minuti di Lettura
Sabato 9 Settembre 2023, 07:16

«Stanchi? Macché. Siamo abituati alla battaglia», sorridono, tra un'intervista e l'altra nella giornata di promozione legata al loro primo album congiunto, uscito ieri, Francesco Renga e Nek. Non sono esattamente due pivelli alle prime armi: di conferenze stampa e interviste chissà quante ne hanno fatte, nel corso delle rispettive carriere (Renga il prossimo anno festeggerà i quarant'anni di attività, Nek quest'anno celebra il trentennale dell'esordio a Sanremo con In te). Fino a pochi anni fa un incontro come quello che ha portato all'uscita dell'album Renganek era impensabile anche per i diretti interessati, i cui repertori messi insieme valgono la bellezza di 3 milioni di copie vendute tra album e singoli (la scaletta del tour teatrale, che andrà avanti fino a fine ottobre - il 19 settembre saranno a Verona con Amadeus per una delle tre serate di Arena Suzuki dagli Anni '60 agli Anni Duemila che rivivranno poi in tv il 23 e 27 settembre e il 4 ottobre, su Rai1 - è una raccolta di hit che va da Almeno stavolta a Angelo, da Fatti avanti amore a Meravigliosa). «A Nek ho sempre invidiato Laura non c'è. Ora posso dirlo, finalmente. Prima non potevo. Quando quella canzone uscì, nel 1997, io cantavo nei Timoria e facevo il rockettaro: il pezzo mi catturò. Era pop con la "p" maiuscola, fatto bene e suonato divinamente. Ma non potevo dirlo: gli altri rockettari mi avrebbero linciato. La canticchiavo segretamente», sorride Francesco Renga, 55 anni. Filippo Neviani, questo il vero nome di Nek, risponde: «Io invece facevo pop, ma ambivo a sonorità più rock. E del repertorio di Francesco c'è una canzone che avrei voluto incidere io, Favole».

Oggi vi siete scoperti più simili di quanto credeste?
R&N: «Sì.

Soprattutto nella voglia di rimetterci entrambi in discussione. Divertendoci senza troppe ansie».

L'avevate persa, quella voglia?
N: «Non esattamente. Però ormai era diventata tutta una routine: scrivi le canzoni, registri il disco, fai il tour. Troppo monotono. Noi volevamo rompere gli schemi facendo qualcosa di imprevedibile, come questo progetto in duo. Che inizialmente prevedeva solo alcuni concerti insieme. Il disco è venuto da sé: non era programmato».

Cosa cercate ancora nella musica, dopo tutti questi anni?
N: «L'emozione. È una droga: non riesci a farne a meno».

Così non è logorante, alla lunga?
N: «Per me non lo è. È la mia vita. So fare questo e cerco di farlo nel migliore dei modi. Anche con l'aiuto di Francesco, della sua sensibilità».
R: «Questo progetto è una sorta di valvola di sfogo. Non c'è nessuna strategia, dietro. In questa fase delle nostre rispettive carriere volevamo fare qualcosa di nuovo, che ci desse un'energia inedita. Questo disco fotografa queste consapevolezze. Dentro ci sono cose che da soli non avremmo forse mai fatto».

Ad esempio?
R&N: «Il singolo Il solito lido. Cantiamo i nostri cinquant'anni con l'ironia di chi sa che la vita va sempre vissuta alla ricerca della felicità, affrontata con il sorriso e con il cinismo garbato di chi ha gli strumenti per poterlo fare».

Il brano di Giuliano Sangiorgi, "Scrivi una canzone", come vi è arrivato?
N: «Giuliano lo aveva mandato a Francesco tre anni fa. Quando gli abbiamo fatto ascoltare la versione in duetto, si è emozionato: non poteva non finire nel disco».
R: «Volevamo metterci in discussione come cantanti confrontandoci con un repertorio che non appartenesse né all'uno né all'altro, neutro. Abbiamo chiamato a raccolta amici autori come Giulia Ananìa, Diego Mancino, Edwyn Roberts, Saverio Grandi, Luca Chiaravalli».

Chi è il misterioso Ehrmantraut, che firma "Faro"?
R&N: «Riccardo Zanotti dei Pinguini Tattici Nucleari. Ha cominciato a firmare così tanti pezzi che per non sovraesporsi ora si firma anche con uno pseudonimo».

Quante di queste canzoni faranno parte della scaletta del tour?
R&N: «Nessuna (ridono). Solo i singoli L'infinito più o meno, Il solito lido e Inspiegabile».

Anche voi andate verso il format «only hits», come il vostro amico Max Pezzali?
N: «Sì. Perché chi viene ad ascoltare quelli della nostra generazione, vuole le hit. I brani nuovi non interessano a nessuno. Perché abbiamo fatto questo disco, allora? Perché ce lo dovevamo».

Sanremo è nei piani?
R&N: «Se troveremo un pezzo che ci soddisfa e ci sembrerà adatto su un palco così importante, ci penseremo».

© RIPRODUZIONE RISERVATA