«Sono un frequentatore assiduo del marciapiede. È una scuola, una palestra», sorride Renato Zero. A 73 anni il Re dei Sorcini torna con un nuovo album di inediti, il trentatreesimo di una carriera leggendaria, nonché il quinto in tre anni (dopo la trilogia del 2020 Zerosettanta e il doppio cd - con libro - di musica sacra dello scorso anno Atto di fede): si intitola Autoritratto, esce venerdì 8 dicembre e si apre con un commovente omaggio alla sua Roma.
Renato Zero, da venerdì 8 dicembre il nuovo album «Autoritratto»
In Quel bellissimo niente, che aveva presentato in anteprima un anno fa in occasione dei concerti al Circo Massimo, il cantautore ricorda i «sogni rincorsi» agli esordi, tra il Ciak, il Piper di via Tagliamento e le esperienze con Don Lurio e Tito Schipa Jr. «Ho intitolato il disco così perché arrivato a questo punto del percorso ho sentito la necessità di mettermi a nudo.
Oggi Roma sta vivendo la sua peggiore stagione?
«Sì. Bisogna andare in giro con il contabuche invece che con il contapassi. Se arrivi a casa tutto intero, sei un reduce di guerra. Ma fossero solo le buche, il problema. Io Roma imparai a scoprirla a 5 anni, quando nonna mi legava al polso il guinzaglio di Jane, il nostro pastore tedesco, che mi faceva fare tutto il giro dell’Augusteo e poi mi riportava a casa. Era una città magica. Oggi c’è una trascuratezza drammatica».
Di chi è la colpa?
«Non me la prendo con i romani: non hanno esempi capaci di esortarli a prendersi cura della città».
Perché non si candida lei a sindaco di Roma?
«Per carità. Rimango turista. Non è da me sedermi su certe poltrone. Preferisco continuare a ricevere quella stimolazione che mi viene dalla strada».
Dal suo osservatorio come vede il Paese?
«Male. Le piazze dovrebbero ripopolarsi. Invece stiamo a casa davanti alla tv, che è un sonnifero, una bugia, una macchinazione. La politica è distante dai giovani».
In questi giorni si è discusso dell’influenza negativa dei testi di rapper e trapper sulle nuove generazioni. Cosa ne pensa?
«La musica non c’entra. E neppure i ragazzi. Se un padre davanti ai figli si rivolge alla madre e le dice ‘sei una zocc...’, cosa possiamo aspettarci? Le donne oggi pagano per tutto ciò che gli uomini non riescono a realizzare e subiscono tutta la loro rabbia. Se gli uomini potessero partorire, non succederebbero certe cose. A fronte di certi fatti (il riferimento è al caso Giulia Cecchettin, di cui ieri si sono svolti i funerali mentre Zero presentava a Milano il suo disco, ndr), trovo incredibile che ancora non si impari la lezione».
“L’avventuriero”, “Zero a Zero” o “Fortunato”: è un po’ nostalgico, questo autoritratto?
«L’orizzonte si sta restringendo. Ho perso alcuni amici e questa privazione non ti dà appoggi. Raffaella Carrà se ne è andata che non aveva ancora festeggiato il 79esimo compleanno. Me la immaginavo a 90 anni con il plaid a cantare Tuca tuca. Da questo disco ho provato a capire se sono ancora in grado di raggiungere il palco, il microfono».
Risposta?
«Lo dico in Zero a Zero: resto in campo a giocarmi la mia partita fino a che avrò fiato, fino all’ultima nota».
L’anno prossimo si libera un posto da direttore artistico al Festival di Sanremo: si candida?
«No, tesoro. Piuttosto vado a farmi una vacanza ai Tropici».