Sinisa Mihajlovic è rimasto se stesso fino alla fine. Cocciuto e caparbio, nonostante la malattia lo avesse debilitato e sfinito, nel corpo e nell'anima. Nel racconto di Ivan Zazzaroni, direttore del Corriere dello Sport amico di Sinisa, un aneddoto che racconta bene il personaggio. Negli ultimi giorni, prima del ricovero, è andato a correre per 8 chilometri sotto la pioggia, sfidando il freddo.
«Arianna (la moglie, ndr) l’aveva pregato di restare a casa, di rimandare.
Mihajlovic, il ricordo di Ivan Zazzaroni
Zazzaroni parla dell'amico scomparso e cita alcuni aneddoti: «Nonostante la malattia gli stesse divorando l'esistenza ma non l'umore, fino a poche ore prima di entrare per l'ultima volta in ospedale aveva programmato trasferte, impegni, telefonato agli amici, Leo, Stefano, Roberto, minacciando ritorsioni». Poi il Sinisa privato, quello mai apparso davanti alle telecamere, se non in alcuni scorci pubblicati dalla famiglia sui social: «In casa era il poliziotto buono, di Arianna il ruolo scomodo. Hai recitato una parte, quella del guerriero, che resterà nel cuore della gente. Anche se ho sempre preferito l'autenticità che ti nascondevi».
«Avevano colpito tutti quel tuo modo di affrontare la malattia, la prima volta - continua - Il faccia a faccia con un avversario più feroce e subdolo. Tu contro la leucemia: partiamo alla pari, avevi detto. Poi, però... Hai indossato tutti i volti della malattia: il coraggio non ti è mai mancato. Il coraggio e l'imprudenza». «Te ne sei andato a pochi giorni dal Natale. Non si lascia un vuoto incolmabile proprio nel momento in cui abbiamo tutti più bisogno di calore, amore, famiglia, vecchi amici, buone notizie, serenità, pace. Non eravamo preparati. Sognavamo di rivederti con sorriso e muscoli e risentire la tua inconfondibile voce, quell'italiano che non digeriva gli articoli».
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