Mecna: «Il mio rap un'alternativa alla mascolinità tossica della scena. Sanremo? Prendo il numeretto»

Il rapper pugliese arriva stasera in concerto a Ciampino, sul palco dell'Orion: «Presento dal vivo il mio ultimo album Stupido amore, tra i più maturi della mia carriera». L'intervista.

Mecna: «Il mio rap un'alternativa alla mascolinità tossica della scena. Sanremo? Prendo il numeretto»
di Mattia Marzi
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Venerdì 10 Novembre 2023, 11:37

Fino all’inizio di dicembre sarà impegnato con un tour nei club, che è partito all’inizio di questa settimana da Perugia, stasera arriva all’Orion di Ciampino - viale J.F. Kennedy 52, ore 21: biglietti in vendita su Dice e TicketOne -  e sta facendo registrare sold out ovunque. Ma Mecna, vero nome Corrado Grilli, 36 anni e nove album all’attivo (l’ultimo, Stupido amore, è uscito lo scorso maggio e ha conquistato subito la top ten della classifica settimanale Fimi/Gfk dei dischi più venduti in Italia, debuttando al quinto posto e totalizzando oltre 14 milioni di streams su Spotify), pensa già al futuro prossimo: «Punto ad arrivare a un pubblico sempre maggiore».

Non è che per caso la vedremo in gara al Festival di Sanremo 2024?
«Ahahah (ride). Vediamo. Penso ci sia la fila, quest’anno. Nel caso prenderò il numeretto».

Ha diciott’anni di carriera alle spalle.
«Già. E affronto le cose con una maturità diversa. Credo che nelle canzoni del nuovo album questa cosa si senta. Cerco sensazioni diverse, oggi, dalla musica. Stupido amore è uno dei miei album più maturi. Ci ho lavorato con tutta la band, quella che mi accompagna anche nei live (composta dal produttore Lvnar, vero nome Marco Ferrario, dal chitarrista e bassista Alessandro Cianci, dal tastierista Piefrancesco Pasini e dal batterista Andrea Dissimile, ndr). A livello di testi e argomenti parlo sempre d’amore. Ma con varie sfaccettature e a tutti i livelli».

Quanti pezzi suona del disco in concerto?
«Quasi tutti: 8 su 13. Mischiati, naturalmente, ai brani più significativi del mio percorso, da Si baciano tutti a La più bella (omaggio a Sei la più bella del mondo di Raf che ha appena vinto il secondo Disco di platino per l’equivalente di oltre 200 mila copie vendute e su Spotify conta, da sola, 36 milioni di ascolti).

Ma il concerto dura poco: un’oretta e mezza, su per giù. I concerti che durano di più non vanno bene: la gente si stufa».

Il tour è partito il 3 novembre da Perugia, prima data già sold out. Tutto esaurito anche per Bologna, Firenze (dove si esibirà domani), Torino (17/11, Hiroshima Mon Amour), pochissimi biglietti rimasti per l'ultima data in programma il 2 dicembre a Bari. Che tipo di risposte sta ricevendo da parte del pubblico?
«Buone. I biglietti vanno a ruba. Avevo voglia di tornare a fare un tour nei club: non lo facevo da prima della pandemia. Mi mancavano i posti chiusi, il buio, la gente attaccata al palco. Sensazioni che durante i tour all’aperto fatti negli ultimi due anni non ho vissuto, purtroppo».

Si sente un artista di culto?
«Non esattamente. Però non avrei nulla da ridire se qualcuno dicesse che sono stato uno dei primi a fare un certo tipo di rap, in Italia».

Che tipo di rap?
«Quello che non rispecchia i canoni né estetici né di contenuto del genere, oltre le mode e gli stereotipi del genere: ho sempre parlato di me, delle mie insicurezze, della complessità delle relazioni. Ho fatto capire che c’è un altro modo di scrivere e di raccontarsi, in alternativa alla mascolinità tossica della scena».

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