Cathy La Torre: «Sono diventata genitore intenzionale dei miei nipoti. Ho ridotto il seno e la mia vita è cambiata»

Ha fondato e dirige lo studio legale Wildside Human First. Su Instagram, dove è Avvocathy, ha una community di quasi 900 mila follower

Cathy La Torre: «Sono diventata genitore intenzionale dei miei nipoti. Ho ridotto il seno e la mia vita è cambiata»
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Sabato 10 Febbraio 2024, 11:35

Un libro, il suo terzo, ancora per le donne. Contro la violenza. "Non è normale", s'intitola così in cui Cathy La Torre spiega tutti i tipi di violenza e come affrontarle. Ha fondato e dirige lo studio legale Wildside Human First. Su Instagram, dove è Avvocathy, ha una community di quasi 900 mila follower. Il primo a ricevere una copia è stato papa Francesco. Lei è laica - ha raccontato al Corriere della Sera - ma questo non c'entra. «La violenza non va mai ridimensionata e mi piacerebbe iniziare un percorso dentro le chiese in cui i preti, le suore, le parrocchiane e i parrocchiani siano formati sul tema della violenza. Sarebbero così in grado di intercettarla e di indirizzare le vittime verso i centri antiviolenza territoriali».

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La chiesa

«Mi sono avvicinata all’umanità cattolica e cristiana grazie al cardinale Zuppi».

Con lui parlava di povertà. «Mi occupavo di Casa Caterina, la prima casa protetta in Europa per persone transgender rifugiate e richiedenti asilo politico. Gli dissi che la povertà è povertà, non importa di chi. Mi diede ragione. Affittammo dalla Caritas. È stato insignito del cardinalato il giorno del mio compleanno e festeggiamo sempre questa cosa. Gli presentai anche Michela». Lei e Murgia eravate molto unite racconta ancora al Corriere della Sera. «Ogni volta che passavamo davanti alla parrocchia di Santa Maria in Trastevere dove era stato parroco, ci scattavamo un selfie e glielo mandavamo. Michela era un pilastro insostituibile. Ho migliaia di messaggi notturni con lei, faticavamo a dormire. Nell’ultimo periodo mi teneva sveglia pensarla sveglia nella sua malattia. Non volevo lasciarla sola».

Il lutto

Un anno fa è mancato il cognato di Cathy La Torre, Gregory Bongiorno. Un dolore immenso. «La geografia della mia vita è cambiata. Prima tornavo a casa due/tre volte l’anno. Oggi sono diventata genitore intenzionale dei miei nipoti di 16 e 12 anni». Un giorno potrebbe adottarli ora intanto le stanno insegnando tanto. «Il gergo che usano sui social, ad esempio, si parlano attraverso il loro status. Usano solo messaggi effimeri perché non vogliono che le loro cose vengano screenshottate e diffuse. Cecilia, un’amica di mia nipote, mi ha fatto il complimento più bello: “Zia Cathy — sono per tutti zia Cathy — parli come una quindicenne”». 

Le cure e l'operazione

Intanto Cathy, racconta sempre al Corsera, prosegue con le sue cure. «Sono in terapia da vent’anni. E non ho mai nascosto di assumere psicofarmaci, antidepressivi e ansiolitici. Nel 2018 sono stata vittima di cyberstalking, con quotidiane minacce di morte per 71 giorni. È stato impattante per la mia salute mentale. Mi considero privilegiata per il fatto di avere il denaro per poter curare la mia salute mentale mentre milioni di persone non possono permetterselo. Dovrebbe essere una battaglia della politica».

Poi parla del suo corpo: «Il mio corpo con un seno prosperoso mi procurava un grande disagio rispetto alla percezione che ho del mio genere e di me. Ho deciso di ridurlo». Una decisione che le ha svoltato la vita. «È stato come togliermi un peso di 40 chili dal cuore. Ne porto orgogliosamente le cicatrici. C’è il pregiudizio sulla chirurgia estetica come non fosse necessaria, quando, se finalizzata al benessere psicofisico, può essere essenziale. Non mi aspettavo di essere insultata così tanto per aver scelto di operarmi. Poco si tollera chi decide sul proprio corpo. Su questa riduzione delle mie tette me ne hanno dette di tutti i colori. Ma sono le mie tette e ne faccio ciò che voglio. Poi, chi ne vuole parlare, faccia pure».

È finita anche la sua storia d'amore. «Forse la mia ex compagna desiderava una persona più presente. Io invece vivo in tre città: Milano, Bologna, Roma. Sono spesso in Sicilia. La cosa importante è che la mia famiglia queer, i miei amici e la mia famiglia di origine, si voglia bene».

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