«Pane, uova e datteri» la lista per lo spaccio

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Giovedì 16 Settembre 2021, 05:01
L'INCHIESTA
La droga che passava dai tubi del bagno di un club fino alle piazze di spaccio di Perugia e Umbertide. I traffici gestiti al telefono e gli incontri tra spacciatori pianificati dal navigatore tra vie e luoghi poco frequentati. E le dosi con prezzi da discount: 25 o 30 euro per mezzo grammo di cocaina perché lo smercio sia appetibile anche per i più giovani. Sono questi alcuni dei particolari sul traffico di stupefacenti stroncato martedì all'alba dalla guardia di finanza, con un blitz che ha decapitato l'organizzazione che gestiva lo spaccio tra il centro del capoluogo e Umbertide, partendo dalla base realizzata all'interno di un circolo privato a Ponte San Giovanni. Particolari che emergono dall'ordinanza con cui il gip Margherita Amodeo ha disposto dieci arresti e tre obblighi di dimora nei confronti della banda di trafficanti di hashish, eroina e cocaina, composta da marocchini, tunisini, un albanese, un nigeriano e da un giovane di Spoleto.
Dalle 152 pagine con cui il giudice ha ribadito i sessantadue capi di imputazione contestati dal sostituto procuratore Gennaro Iannarone, emerge poi il tentativo della banda di parlare in codice per la paura di essere intercettati: ma le conversazioni sono in alcuni casi talmente palesi da non lasciare spazio a dubbi. «Ho bisogno di pane», dice un indagato riferendosi all'hashish. «No ci sono solo le uova», chiarisce un altro parlando di ovuli. E quando le scorte finiscono, si spiega al distributore: «Richiamami perché non ho il nero». «Ho bisogno di te per qualcos'altro è la risposta», non si tratta di bianco ma nemmeno del nero». E la finanza non ha dubbi: non si parla di tartufi ma ancora di hashish, perché il nero è l'eroina e il bianco la cocaina. Codici, compresi «i datteri», utilizzati tra di loro, ma anche con i clienti per mettersi d'accordo su acquisti e consegne, come un qualsiasi take away.
Un'organizzazione, insomma, molto bene organizzata quella stangata dalla sezione antidroga del Nucleo di polizia economico finanziaria, sotto la direzione del colonnello Antonella Casazza e il coordinamento del tenente colonnello Michelangelo Tolino, che hanno trovato conferme e nuove piste anche nelle affermazioni (oltre settanta le cessioni documentate) dei vari clienti beccati con la dose appena acquistata. E non solo. Perché a essere stati trovati con la droga in tasca, nei tre anni di inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale Antimafia e Antiterrorismo, spesso sono stati gli stessi spacciatori. Seguiti e braccati. Le fiamme gialle hanno utilizzato come spiegato dal procuratore capo Raffaele Cantone - «le più avanzate tecniche di intercettazione telefonica, ambientale, telematica nonché l'impiego di sistemi di localizzazione satellitare e di videoripresa».
Tanto da ascoltare conversazioni come questa: «Quando sei andato via, mi ha fermato la finanza, mi hanno seguito dal bar fino a sotto casa (). Domani ho la direttissima». «Mamma mia». «Non ho una lira a casa, se puoi passare da mia moglie e le dai 800 euro così può fare la spesa e pagare l'avvocato (). Non ho capito nulla, ero con te, sono uscito dal bar con la macchina e mi sono trovato a casa mia con la macchina dietro a me, sono scesi correndo e mi hanno detto: fermati e me l'hanno presa da tasca mia. Sanno tutto, quello che ho e quello che non ho. E non capisco, non riesco a capire». «Perché parli di questo argomento al telefono?», risponde seccato l'interlocutore. «Questo è il telefono di mia moglie e di casa, questo è un telefono sicuro». «Smettila di parlare al telefono», tronca il complice. Non sapendo che il cellulare intercettato in realtà fosse proprio il suo.
Egle Priolo
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