«Per riavere gli ostaggi l'Italia tratta». Poi la smentita

«Per riavere gli ostaggi l'Italia tratta». Poi la smentita
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Lunedì 15 Settembre 2014, 06:07
IL CASO
Nel gruppo di ostaggi occidentali che l'Isis (lo Stato Islamico di Iraq e del Levante) ha dichiarato di avere prigionieri, dopo la morte di James Foley, Steven Sotloff, David Haines e l'annunciata prossima esecuzione di Alan Henning, potrebbero anche esserci le due volontarie italiane Greta Ramelli e Vanessa Marzullo e il gesuita Paolo dall'Oglio. Il governo italiano ha sempre smentito l'indiscrezione pubblicata diverso tempo fa sul quotidiano inglese “The Guardian”, secondo il quale anche degli italiani sarebbero nelle mani della temibile organizzazione terroristica, una notizia che non ha mai trovato riscontri e che è stata valutata in controtendenza con altre informative che darebbero le due volontarie in mano a un gruppo di criminali comuni.
Le ragazze, fondatrici del Progetto Horryaty, erano entrate il 28 luglio scorso da Atma per essere poi rapite vicino Aleppo, nella zona di Al Abzemo, intorno alle quattro della notte tra il 31 luglio e il primo di agosto. Vanessa e Greta, però, come è già successo in casi precedenti di ostaggi detenuti in Siria, potrebbero essere state passate di mano da un gruppo all'altro per finire proprio ai miliziani dello Stato Islamico.
DUE ANNI SENZA NOTIZIE
Per Padre dall'Oglio invece, rapito il 27 luglio 2012 a Raqqa, e del quale da allora non si è più avuta nessuna notizia, non ci sono dubbi: è certo che sia stato catturato dai jihadisti del Califfo Abu Bakr al Baghdadi. La sua storia parla chiaro: nel 2012 Dall'Oglio, da 30 anni residente in Siria e fondatore della comunità monastica e interreligiosa di Mar Musa, fin dall'inizio della rivolta schieratosi contro il regime, venne espulso dal paese. Stabilitosi inizialmente nel Kurdistan iracheno, non aveva però mai rinunciato al suo attivismo e alla promessa di non lasciare soli i siriani nella loro lotta di liberazione. Era rientrato quindi più volte illegalmente nel paese, l'ultima nella zona di Raqqa per mediare la liberazione di alcuni ostaggi e per chiedere una tregua tra gruppi di miliziani curdi e jihadisti ribelli.
Notizie risalenti a gennaio scorso riferivano della sua presenza in una delle prigioni dell'Isis, sempre nella regione di Raqqa, insieme ad altri ostaggi occidentali. Su di lui sono poi circolate voci sulla sua esecuzione, che però l'intelligence italiana non ha mai confermato. Il sottosegretario agli Esteri Mario Giro lo ha detto chiaramente ieri che «ogni Paese è sovrano sul trattare o meno con i rapitori. La politica dell'Italia è di riportare a casa tutti gli ostaggi, non importa come». In un secondo momento il sottosegretario ha corretto il tiro affermando che l'Italia «prova a fare di tutto» ma utilizzando «mezzi leciti e possibili».
Nei giorni scorsi il settimanale Panorama ha riferito di un presunto pagamento da sei milioni di dollari fatto dal governo italiano per liberare lo scorso maggio Federico Motka, il cooperante rapito nel 2013 proprio con David Haines, l'ultima vittima dell'Isis. Il denaro sarebbe stato versato ai terroristi attraverso un'operazione probabilmente passata dalla Turchia. Anche per Domenico Quirico il nostro governo avrebbe pagato tre milioni di dollari, cifra confermata da diverse fonti, compreso il mediatore che consegnò i soldi ai sequestratori.
Cristiano Tinazzi
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