Giochi di successione nel Palazzo «Che significa l'elogio di Padoan?»

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Mercoledì 17 Dicembre 2014, 06:16
L'ATTESA
ROMA E' come se il Capo dello Stato avesse detto ai presenti, nel Salone dei corazzieri gremito dell'intera Repubblica dei notabili, dei dignitari, dei grand commis, dei leader e degli ex leader, dei tanti pezzi di classe dirigente di ieri che vuole tornare, di oggi che vuole restare e di domani se riesce a imporsi davvero: io sul Colle tra poche settimane non ci sarò più, e sarete voi a dover fronteggiare una situazione difficile e piena di incognite. Le parole che usa Napolitano sono queste: «Le prove che il sistema Italia e la nostra democrazia devono sostenere risultano ancora pesanti sul fronte dell'andamento dell'economia, del pil e delle oscillazioni dell'occupazione». Una platea già provata dal senso d'incertezza e di sospensione, nella quale l'imminente lotteria dell'elezione presidenziale viene vissuta come una roulette russa, accoglie queste parole come un invito a dimostrarsi all'altezza della situazione. Ma quale situazione? Nessuno riesce bene a capire, e le bollicine del brindisi natalizio dopo il discorso hanno la forma del punto interrogativo, quale Italia ci sarà e su quali equilibri si reggerà all'indomani delle dimissioni di Napolitano. Nella nebbia sul futuro, sono tutti - ecco nelle prime file Renzi e i suoi ministri, e poi Giuliano Amato e Pierluigi Bersani, il riapparso Letta junior e lo zio Gianni in fondo alla sala, il sindaco Marino, Veltroni e più indietro D'Alema con Fini che poi brinderà da ex a ex con Monti, la Camusso che capovolge in una critica a Renzi il passaggio in cui Napolitano chiede più «dialogo» e il trio Brunetta-Gasparri-Romani, il quirinabile Sabino Cassese, il vicepresidente del Csm (Legnini) e Pignatone e Cantone e tutti gli altri a cominciare da Grasso e Boldrini - appesi alle sillabe di Napolitano a proposito della sua discesa dal Colle. E lui, davanti a questa folla da messa di Sant'Ambrogio, un po' li lascia nella sofferenza del dubbio (non concede annunci ufficiali sulla data delle dimissioni) e un po' offre spiragli di conoscenza ribadendo che lascerà al termine del semestre italiano in Europa.
In questo clima sospeso, ecco la Repubblica che s'interroga, freme, spera e cerca d'immaginare il futuro ma per ora gli sfugge che al momento del cin cin è composta da tanti nugoli di persone.
I CAPANNELLI

E c'è il gruppetto che s'interroga sull'inchiesta romana: «Davvero lo scandalo crescerà ancora? Lo andiamo a chiedere a Pignatone? Lo domandiamo a Marino?». Ci sono quelli che: «Oddio, dopo Napolitano ci vorrebbe un altro Napolitano». Quelli che, per farsi belli, si fanno il selfie con la ministra Boschi la quale indossa un pesante vestito grigio con i bordi rosa, tutt'altro che radioso. Quelli che vedono nero o non sanno bene che cosa vedere e comunque: «Il prossimo Capo dello Stato dovrà gestire una situazione terribile». Quelli che parlano di sport - «Questa Roma....» - per dissimulare il fatto che pensano soltanto alla partita del Quirinale. E quelli, non solo giornalisti ma anche membri di commissioni parlamentari, che chiosano il discorso appena pronunciato dal presidente: «Hai visto, quando ha parlato di economia, come ha tirato la volata a Padoan per il Quirinale?». Il mood dominante è il boh, in questa serata sul Colle. E quando tutti lo discendono, per tornarsene a casa, più di qualcuno spera di risalirci presto. Per sedersi sul trono lasciato vuoto da Re Giorgio.
Mario Ajello
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