Mattarella bis, la battaglia per il Colle (guardando alle Politiche) ha stracciato il bipolarismo

Le manovre hanno ridisegnato gli schieramenti di entrambe le parti

Mattarella bis, la battaglia per il Colle (guardando alle Politiche) ha stracciato il bipolarismo
di Giovanni Diamanti
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Domenica 30 Gennaio 2022, 11:24 - Ultimo aggiornamento: 13:16

C'era una volta il bipolarismo. Due poli opposti, variegati al proprio interno ma compatti, uniti da una leadership forte, oppure dalla paura del nemico. Dopo una fase di scardinamento del sistema, con l'alleanza tra l'antipolitica dei 5 Stelle e il Partito Democratico, il bipolarismo sembrava vivere una nuova giovinezza. Questa sensazione è rapidamente svanita, crollata sotto i veti incrociati nella recente battaglia per il Colle.
E pensare che gli schieramenti di partenza in questa sfida sembravano disporsi su due fronti, in perfetta logica bipolare, ben oltre le intenzioni originarie dei padri costituenti. Da un lato il centrodestra, che rivendicava una maggioranza numerica che gli avrebbe permesso di eleggere per la prima volta un proprio rappresentante come Presidente della Repubblica. Dall'altro il centrosinistra, che non riconosceva alcun primato ai propri avversari. Un bipolarismo che ha dovuto da subito fare i conti con la realtà dei numeri: nessuno dei due schieramenti poteva raggiungere, da solo, la maggioranza dei voti dei delegati.

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MURO CONTRO MURO
Così, il muro contro muro ha portato al crollo di ogni candidatura, una dopo l'altra, e infine al disfacimento e alla scomposizione delle due principali coalizioni in campo.
Le ragioni della disgregazione dello scenario politico sono diverse, quasi tutte di carattere elettorale, più che istituzionale. Anzitutto, il dualismo delle principali forze partitiche in entrambi i poli, reso inevitabile dallo scenario attuale con quattro partiti distanziati da pochi punti percentuali nei sondaggi: Lega e Fratelli d'Italia, prima che alleati, sono competitor, e lo stesso vale per Pd e 5 Stelle. Il fine delle loro mosse non è mirato a un generico successo della coalizione, ma a un successo del proprio partito, con conseguente primato all'interno della coalizione.
LE MOSSE DEI LEADER
Inoltre, per molti leader questa è stata l'occasione di posizionarsi, in vista del voto del 2023, sempre più vicino. Salvini ha utilizzato dall'inizio della trattativa toni da comunicatore, rivolgendosi più agli elettori che agli altri leader politici, e ha cercato di mostrarsi come il nuovo leader, autorevole, del centrodestra, in una sfida a distanza con Meloni. Anche Conte ne ha approfittato per riconquistare centralità mediatica e politica. E non è un caso che la rielezione di Mattarella, a conti fatti, non soddisfi davvero nessuno dei tre (e, probabilmente, non entusiasma nemmeno il Presidente).

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SCHIERAMENTI DESTRUTTURATI
Certo, in un sistema politico nel quale, in poche ore, si assiste alla destrutturazione più totale degli schieramenti, non è facile immaginare cosa avverrà da qui al voto politico.
A destra, la leadership di Salvini ne esce fortemente indebolita, con Forza Italia che ha puntato direttamente alla delegittimazione e Giorgia Meloni intenzionata a contendere il primato.

Coraggio Italia, in questi giorni, è sembrato un corpo estraneo, con un chiaro sguardo rivolto al mondo centrista, dove tuttavia, va segnalato, Italia Viva è sembrata riavvicinarsi nei momenti decisivi al Partito Democratico, a sorpresa.

 


A sinistra, tra Letta e Conte sembra calato il gelo, con l'ex premier pentastellato che in più occasioni si è svincolato cercando spazi e soluzioni molto in contrasto con la linea democratica. Con questa legge elettorale, tuttavia, Pd e 5 Stelle hanno ancora bisogno l'uno dell'altro per provare a competere.
In tutto ciò, con un sistema politico iper diviso e quasi in decomposizione, la rielezione di Mattarella avviene con una maggioranza larga e trasversale. Convergenze parallele nella versione del nuovo millennio: un altro grande paradosso italiano.
 

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