Tetraplegica dopo l'intervento sbagliato, ospedale la risarcisce con 769 mila euro

Tetraplegica dopo l'intervento sbagliato, ospedale la risarcisce con 769 mila euro
di Mirko Macaro
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Giovedì 2 Novembre 2023, 12:05

TERRACINA

Doveva essere un intervento di routine per la rimozione di un tumore benigno, si è trasformato in un incubo senza fine che ha distrutto la vita di Sabrina Di Girolamo, 42enne di Terracina che per operarsi aveva risalito la penisola scegliendo l'Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona. Dopo l'intervento la donna, ex reginetta di bellezza titolare di un negozio di parrucchiera, madre di due figlie, è rimasta tetraplegica.

L'INCUBO

«Avevo solo 36 anni - racconta Sabrina - due figlie da crescere e tanti sogni. Quel maledetto giorno mi hanno tolto tutto, la mia vita è diventata un inferno. Mai e poi mai riuscirò ad elaborare questa nuova realtà nonostante siano passati quasi sei anni, il mio sorriso è per le persone che mi vogliono bene, invece le lacrime sono quelle che ho nel cuore ogni momento di questa maledetta vita...». La donna di Terracina lo chiama «il mio inferno» e nessuno, purtroppo, potrebbe raccontarlo meglio di lei: «La data che mi ha cambiato per sempre la vita, distruggendomela, è stata il 22 agosto 2017». Quando si è risvegliata dall'anestesia, «è iniziato il mio incubo: non muovevo più gambe e braccia, anzi non le muoverò mai più». La diagnosi ha lasciato Sabrina senza fiato ma soprattutto senza speranze: «Gravissima tetraplegia, con impossibilità di movimento di tutti e quattro gli arti».

SPECIALIZZANDO SOLO

Come accertato dalle perizie, Sabrina Di Girolamo è rimasta tetraplegica per l'errore materiale di uno specializzando: lasciato colpevolmente solo in sala operatoria da un neurochirurgo, secondo le ricostruzioni aveva sbagliato a posizionare la paziente, causandole danni irreversibili. Un eclatante caso di malasanità, come messo nero su bianco dalle perizie disposte a suo tempo dal Tribunale civile scaligero, che nei mesi scorsi aveva condannato l'Azienda ospedaliera e due medici a risarcire a favore della vittima e dei suoi familiari, in solido tra loro, la somma complessiva di un milione 636mila euro, oltre a interessi legali e spese di lite. Adesso una consistente tranche della somma, quella in carico al nosocomio veronese, è stata corrisposta: nei giorni scorsi l'ospedale ha staccato un assegno da 769.900 euro. In base a un accordo transattivo predisposto in sede di mediazione e che ha previsto la ripartizione tra le parti, la quota restante del risarcimento dovrà essere saldata dalle compagnie assicurative che assistono i camici bianchi.

LE SPESE

L'inferno della donna inizia con la diagnosi di un neurinoma dell'acustico delle dimensioni di circa 16 millimetri per 12, collocato in corrispondenza della fossa cranica posteriore. Un tumore raro, ma benigno e asportabile mediante un'operazione del tutto priva di rischi. Almeno così le viene assicurato, salvo ritrovarsi a 36 anni su una sedia a rotelle, privata per sempre dell'uso di gambe e braccia. Era il 22 agosto del 2017. Un intervento malriuscito che ha portato i due medici alla condanna in sede civile, evitando strascichi di natura penale per le lesioni colpose arrecate alla vittima grazie alla remissione della querela, giunta dopo l'accordo risarcitorio raggiunto tra le parti. Un accordo per del denaro che ovviamente non potrà mai restituire alla donna la vita di prima e i sogni infranti, ma servirà almeno a sgravare lei e la sua famiglia dagli assilli per le cure e l'assistenza. «Niente mi restituirà la mia vita di prima - sottolinea Sabrina Di Girolamo - nessuna cifra mi risarcirà di tutto il dolore patito in questi anni, ma i soldi servono le cure».

M.M.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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