Nicoletta Zuliani: «Ho imparato tutto da me, rubando qua e là anche da chi non era del mio partito»

Nicoletta Zuliani: «Ho imparato tutto da me, rubando qua e là anche da chi non era del mio partito»
di Bianca Francavilla
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Domenica 26 Settembre 2021, 05:03 - Ultimo aggiornamento: 1 Ottobre, 11:27

L'INTERVISTA
Nicoletta Zuliani dopo 12 anni di militanza nel Pd ha sbattuto la porta, decidendo di candidarsi sindaco in autonomia appoggiata da Azione. Sogna una città capitanata' da una donna ma è consapevole che potrebbe anche non farcela.
«La politica mi arricchisce e credo che questa sia una virtù che hanno più le donne, se vengono sostenute dal marito, dalla famiglia, dai vicini. A scuola il mio contributo è dare una visione globale delle cose, spiegare agli studenti chi è che paga quando andiamo in ospedale, cosa sono le tasse».
Quando ha iniziato a fare politica?
«Nel 2007 Veltroni fece un appello alla società civile ad entrare nel Pd, perché c'era bisogno di innestare nel mondo politico la società civile. Ho aderito da cristiana, pensando che i cristiani non potessero stare solamente dentro la chiesa. Quello che mi ha colpito è stata la presenza di gruppi: non c'era l'intenzione di lavorare insieme, ma ognuno col proprio gruppetto a vantaggio di pochi. Questo mi ha preso di sorpresa, ma sono andata avanti fino a quando non ho pensato di non appartenere più a questo sistema, che c'è ancora adesso dove si lavora per l'autoconservazione delle posizioni».
Anche Coletta appartiene a questo sistema?
«Gli attivisti di Latina Bene Comune sono come una grande corrente, un monolite. Il loro è un sistema che si è dimostrato chiuso dove chi non la pensa come loro viene emarginato. Mi sono messa a disposizione, ma ho avvertito di non essere gradita».
Di cosa va fiera e su cosa punterà se verrà eletta?
«Vado fiera della mia libertà e autonomia. Non ho mai dovuto dire grazie agli anziani, per i saperi trasmessi. Ho imparato da sola, rubando qua e là anche da chi non era del mio partito. Come ad esempio dall'allora vicepresidente del consiglio Cesare Bruni che mi ha più volte permesso di sostituirlo facendomi imparare molto. Vorrei trasmettere i miei saperi al mio gruppo. E, se divenissi Sindaco, vorrei puntare prima di ogni altra cosa su ambiente e lavoro, con il coraggio delle donne di affrontare temi che gli uomini non avrebbero affrontato».
Il suo ruolo di donna l'ha mai penalizzata?
«La prima cosa che dicono è che sono una bella donna, ma è un complimento che non restituisce nessun merito. La donna deve essere brava il doppio, il triplo. Adesso, ad esempio, ci sono Coletta e Zaccheo: uno aveva il potere prima, uno ora. Due giganti e la donna sembra sempre che è più piccola e che va considerata di meno».
Quante elezioni sono che si ritiene pronta a candidarsi a sindaco?
«Da sempre. Per delle sovrastrutture odiose non mi sono mai proposta espressamente, ma che ero disponibile lo sapevano tutti e non me l'hanno mai chiesto perché ingombrante e perché non ero l'espressione esplicita di qualcuno».
C'è chi ha definito la sua candidatura narcisistica.
«Con il Pd sarei stata eletta senza fare sforzi, ma ho preferito avviare un processo anziché occupare un posto, cosciente che è una strada più difficile che mette a rischio anche la mia entrata in consiglio. Riguardo al resto, chi mi accusa di narcisismo avrebbe potuto fare un esame di coscienza e comprendere perché sono andata via da un partito che si è annullato e che oggi non presenta neanche una proposta».

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