Sigilli al centro commerciale di via del Lido, quattro contestazioni dietro al sequestro

Per l'accusa aggirata la normativa regionale, problemi anche per parcheggi, accessi e verde

Sigilli al centro commerciale di via del Lido, quattro contestazioni dietro al sequestro
di Vittorio Buongiorno
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Lunedì 15 Gennaio 2024, 17:36

Cinque pagine che pesano come un macigno. Il decreto di sequestro preventivo firmato dal giudice per le indagini preliminari Pierpaolo Bortone evidenzia delle criticità sostanziali sul centro commerciale di via del Lido sequestrato sabato dai carabinieri forestali. I titolari dell'area e delle licenze edilizie potranno far valere le proprie ragioni davanti al Tribunale del Riesame, una scelta che appare scontata anche se fino a ieri si sono limitati a dire che stanno valutando le carte con i propri legali.

La richiesta del pm Giuseppe Miliano e dei militari del Nipaf (il nucleo investigativo dei carabinieri forestali), sfociata poi nel sequestro preventivo firmata dal gip Bortone solleva dei problemi oggettivi e in tanti in città si chiedono come sia stato possibile arrivare a questo punto, come sia stato possibile concedere i permessi e le autorizzazioni alla luce dei rilievi mossi dagli inquirenti. Va rilevato al momento che tra i cinque indagati c'è anche un dirigente del Comune. Ma andiamo per ordine. Tutto comincia con la delibera della Giunta comunale n.89 del 26 aprile 2021 che approva la variante urbanistca "Q3" (così viene indicato il quartiere nel Piano regolatore ) «con cui viene rimosso il vincolo alberghiero - spiega il decreto - in relazione a un'area avente una superficie di mq 17.703, tra via del Lido e via Ferrazza».

LA VARIANTE

Questo atto arriva dopo il vaglio della regione e conferma la delibera precedente che aveva modificato la destinazione urbanistica dell'area alle spalle del Garden da "attrezzature turistiche con vincolo alberghiero" in "attrezzature turistiche". Ma è quello che accade dopo che interessa agli inquirenti. Sulla scorta della delibera «vengono rilasciati tre permessi a costruire dal dirigente del Suap del Comune di latina». Una società, la Latina Green Building, di cui è amministratore Luigi Corica, ottiene il via libera per realizzare «tre fabbricati commerciali su un progetto unitario con piazzale esterno, parcheggi e viabilità».
Qui, secondo gli inquirenti, sorge il primo problema. Il progetto è unico, l'edificio è unico, ma vengono rilasciati tre permessi per realizzare tre struttura commerciali: in questo modo secondo la Procura si aggira la normativa che impone la competenza regionale per le grandi strutture di vendita, ovvero quelle sopra i 2.500 metri quadrati. Secondo i proprietari le tre strutture sono separate e dunque sono medie strutture di vendita e la competenza è del Comune. Alla stessa conclusione arriva anche l'ente locale che per questo autorizza la realizzazione del complesso commerciale e uno dei tre permessi a costruire, a questo punto, viene volturato a una seconda società. Era legittimo tutto ciò? Secondo la Procura e secondo il gip, no.

LE PARTICELLE

Ma i problemi non sono finiti. L'area in questione, che ricordiamolo, era stretta tra l'Hotel Garden e via Ferrazza, ovvero la complanare della Pontina, era formata da varie particelle. Una in particolare, la numero 18, risulta dagli accertamenti destinata a "verde pubblico" e dunque, secondo gli inquirenti non poteva «essere inclusa nel progetto per la realizzazione delle strutture commerciali». In particolare su quella particella insistono parcheggi e spazi di manovra e questo, sempre per gli inquirenti, non doveva essere autorizzato.
I problemi secondo Procura e carabinieri forestali non sono finiti neppure qui. Per l'accusa «la conformazione planimetrica dei parcheggi privati ad uso pubblico» non è conforme alla viabilità per Piano particolareggiato esecutivo della zona. Peccato, dice l'accusa, che proprio quella conformazione è necessaria per soddisfare il fabbisogno dei parcheggi pubblici per una struttura commerciale di queste dimensioni. Vengono poi evidenziati problemi sui passi carrabili. Secondo l'accusa il Comune li ha rilasciati in contrasto con il regolamento dell'ente. che prevede una distanza reciproca «non minore di 100 metri» e una distanza dagli incroci «non minore di metri 300».
E poi c'è il problema della Pontina. Secondo l'accusa non è stata rispettata la «fascia di rispetto stradale» dalla strada statale 148, uno spazio che è sottoposto a «vincolo di inedificabilità» assoluta.
Il nodo su cui si dibatterà è quello della struttura unica, come dice l'accusa, o delle tre strutture commerciali distinte, come sostengono i privati. Per la Procura e per il Nipaf, tesi poi condivisa dal gip nel decreto di sequestro, proprio la realizzazione di un parcheggio unico, di una viabilità di accesso unica, di ingressi e uscite carrabili comuni, fanno sì che il complesso debba essere considerato un'unica grande struttura di vendita con superficie superiore ai 2.500 metri quadrati, mentre il Suap, ovvero lo Sportello unico attività produttive del Comune, ha «classificato erroneamente» la struttura come tre medie superfici commerciali autonome. Sempre secondo l'accusa in questo modo sono stati violati i criteri fissati dalla Regione e di conseguenza sottratta la procedura al controllo regionale. Perché, va ricordato, l'apertura di centri commerciali superiori ai 2.550 metrti quadrati, è soggetta ad autorizzazione appunto regionale.
Viene in ultimo anche sollevato il problema del "boschetto" che sorgeva sull'area. E' stato abbattuto senza autorizzazione, dicono gli inquirenti, e comunque non è stato previsto alcun intervento di rimboschimento compensativo.
Per tutti questi motivi, il gip, ha deciso che era necessario il sequestro preventivo per evitare «l'aggravamento dei reati ipotizzati», così come prevede la procedura, il cosiddetto «periculum in mora». Accessi chiusi, dunque e in caso di ricorso parola al Tribunale del Riesame.
 

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