Case a luci rosse, famiglia indagata

Case a luci rosse, famiglia indagata
2 Minuti di Lettura
Sabato 8 Maggio 2021, 05:01
L'INDAGINE
Una serie di appartamenti acquistati sul lungomare da mettere a reddito e, per far fruttare di più l'investimento, affittati a giovani ragazze straniere per esercitare l'attività di prostituzione. C'è un'intera famiglia coinvolta, originaria di Velletri ma da anni residenti nel capoluogo: padre, madre e figlio. Quest'ultimo, Daniele Sciotti, 41enne, si occupava direttamente di riscuotere il canone e di richiedere, anche a suon di minacce, una percentuale su ogni cliente ricevuto dalle ragazze. Il fruttuoso affare è stato scoperto dalla squadra mobile, guidata dal vicequestore Giuseppe Pontecorvo, nel corso di un'indagine scaturita dalla denuncia di una donna di nazionalità rumena, per i clienti Cristina, che utilizzava una della case di proprietà della famiglia Sciotti per prostituirsi. Il prezzo pattuito era di 250 euro a settimana, a cui si aggiungeva la somma di 20 euro per ogni cliente ricevuto. Agli investigatori la ragazza ha raccontato che a giugno del 2019 Daniele Sciotti si era presentato in casa sua pretendendo 300 euro e minacciandola che se non avesse aperto la porta le avrebbe spaccato la faccia, poi le si era scagliato contro colpendola e tirandole i capelli. Per circa un mese Cristina aveva consegnato quanto richiesto, compresa la percentuale sulle prestazioni ai clienti perché il proprietario di casa le aveva detto a chiare lettere che se non lo avesse fatto non le avrebbe consentito di lavorare. Il 41enne inoltre l'aveva più volte minacciata vantandosi di conoscere persone potenti in città, in particolare alcuni zingari che, sempre secondo il racconto della vittima, gestivano nello stesso modo altri appartamenti nella stessa palazzina. Daniele Sciotti è finito agli arresti domiciliari mentre la madre e il padre, entrambi 67enni, sono destinatari della misura cautelare dell'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Sono accusati a vario titolo dei reati di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione e tentata estorsione. Il gip Pierpaolo Bortone ha disposto anche il sequestro preventivo di cinque immobili dislocati sul lungomare di Latina e a Borgo Sabotino, tutti affittati per la stessa attività. Nelle carte dell'ordinanza il giudice ricostruisce i singoli ruoli di tutti i componenti familiari, compresa la nonna, non destinataria di misure cautelari, ma comunque a conoscenza di tutto. Il figlio si occupava di gestire direttamente gli appartamenti, fissare il canone di locazione (a un prezzo decisamente superiore a quello di mercato) e riscuotere le somme di denaro, arrivando non di rado ad utilizzare le maniere forti in caso di ritardi. Nei file audio ascoltati dagli investigatori ci sono esplicite minacce di morte rivolte alla donna che ha poi denunciato tutto, con l'invito a fare molta attenzione quando si trovava per strada a lavorare perché l'uomo sarebbe stato pronto anche a spararle. Sul cellulare sequestrato nel corso dell'attività investigativa sono state poi trovate foto di ragazze in abiti succinti e atteggiamenti sessualmente espliciti, scattate proprio all'interno degli appartamenti. Madre e padre sono invece i proprietari di tutti gli immobili.
Laura Pesino
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA