Studio e web, così naufraga la generazione Wikipedia

Studio e web, così naufraga la generazione Wikipedia
di Valeria Arnaldi
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Domenica 21 Febbraio 2016, 22:09 - Ultimo aggiornamento: 23 Febbraio, 14:06
ROMA - In principio erano libri da consultare, volume su volume, e il risultato dipendeva da capacità e tempo, ma anche dai titoli a disposizione, tra librerie e biblioteche. Poi, arrivarono i volumetti “Ricerche”, a tema, per aiutare nella selezione di informazioni e immagini. Oggi, a guidare giovani e giovanissimi nei compiti è internet. Attenzione, spesso la “guida” si riduce in un copia-incolla di pagine, dagli approfondimenti di Wikipedia ai forum. Così, lo studio prende il tempo di un click o poco più, e, secondo gli esperti, la capacità di analisi non si coltiva e neppure la memoria. Ma soprattutto non si studiano le fonti. 

LE INFORMAZIONI
Nella maggior parte dei casi, per fare prima ed essere “sicuri” di fare bene, i ragazzi si affidano a sintesi già elaborate, senza controllare le informazioni. A lanciare l'allarme sono stati prima i genitori. Lo Scottish Parent Teacher Council, nel 2008, puntò l'indice contro la rete e, in particolare, la web-enciclopedia, come causa dell'aumento di bocciature tra gli studenti scozzesi. Colpa, dicevano, di informazioni non corrette presenti sulle pagine virtuali. Poi, è stato il turno degli studiosi, a partire dall'americano Nicholas Carr, autore di “The Shallows - What the Internet is doing to our brains”, per cui l'uso di Google ci renderà più superficiali, incapaci di concentrarci a lungo e di valutare le nozioni. Era il 2010. 

LA CONNESSIONE
Nel 2015, Mauro Masi ha pubblicato “Internet ci rende più stupidi?”, invitando a un uso più attento della rete. Pure in termini di copyright. E se prima la “minaccia” veniva dal pc, oggi corre - molto velocemente - sugli smartphone. Protagonisti, i nativi digitali. I dati sono chiari. Secondo le rilevazioni dell'Istituto Demopolis, l'84% degli italiani tra 15 e 24 anni ha un cellulare di ultima generazione. I giovani risultano connessi più di 15 ore al giorno. Il 51% dei cellulari viene usato per navigare sui social e informarsi. Negli ultimi anni, da quanto emerge dallo studio Net Children Go Mobile, l'uso del web a fini di studio è triplicato, arrivando al 34%. Nel caso dei ragazzi dai 13 ai 16 anni, si sale al 43%. 

Fondamentale è proprio il ruolo dello smartphone: in quattro anni, dal 2010, l'accesso a internet dalla propria stanza, grazie al cellulare è passato dal 4% al 38%. L'87% dei minorenni, stima la Polizia postale e della comunicazione, naviga on line tramite il cellulare e il 62% senza controllo di adulti. 

LA POLIZIA
Più specifici i numeri della relazione annuale al Parlamento del Garante per l'Infanzia e l'adolescenza: nel 2014, il 68,3% dei giovani tra 6 e 17 anni in Italia ha usato internet, ossia il 44,4% dei bimbi tra 6 e 10 anni, il 78% della fascia 11-13 anni e addirittura il 90,4% dei 14-17 anni. Perlopiù, usano social, chat e forum, scambiano mail, promuovono propri lavori, tra scritti, foto e video. Nel mezzo, lo studio. Il 66,8% degli alunni italiani, dice l'Ocse, usa il pc in orario scolastico, contro la media del 72%. Il 28,8% utilizza internet per fare i compiti a scuola, il 49,1% a casa. 

Il problema, dunque, non sarebbe la rete ma il suo impiego. I nativi digitali, per ECDL, non sanno usare il web: il 42% dei ragazzi tra 15 e19 anni ignora cosa rischia con reti Wi-Fi aperte, il 50% non controlla le autorizzazioni chieste per installare App. 

L’UNIVERSITÀ
L'84% pensa di conoscere bene il web ma il 49% “cade” alla prova pratica. La scuola non li aiuta. Il 60% degli istituti, per Cse Italia, avrebbe una dotazione informatica obsoleta. Nascono così campagne e progetti ad hoc, da “Le avventure di Supertab”, ideato da Cse per "digitalizzare i nativi digitali", al PP&S del Miur per innovare i percorsi didattici con l'informatica. La strada, però, non è semplice e passa per la necessaria digitalizzazione dei docenti. 

IL COPIA-INCOLLA
Secondo una ricerca Compilatio, appena un terzo degli studenti italiani, tra liceo e università, è sensibilizzato ai rischi del copia-incolla. Agli ultimi esami di maturità, per Skuola.net, il 14% - uno su sette - ha copiato usando lo smartphone. “Maturi” a suon di click. 
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