Stefania Sandrelli festeggia 55 anni di carriera: «Care donne, ora tocca a noi»

Stefania Sandrelli
di Mauro Donzelli
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Domenica 7 Agosto 2016, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 17 Agosto, 19:50

«Non posso fare a meno della libertà, che per me viene prima di tutto». Ha le idee chiare Stefania Sandrelli, antidiva dalle scelte anticonformiste. Dopo aver soffiato su 70 candeline, festeggia i suoi 55 anni di carriera con un premio al Festival di Locarno, il Leopard Club Award. La passione è quella della giovane quindicenne che lasciava la provincia toscana per diventare una delle protagoniste del cinema italiano degli anni 60 e 70. Amante della semplicità e conquistata dalla natura svizzera, rivendica le sue scelte istintive, non nascondendo le preoccupazioni di donna e madre.

È possibile un confronto fra il cinema dei suoi inizi e quello di oggi?
«Non sono nostalgica e spero di non diventarlo mai. Se vado a vedere il film di un giovane e mi piace, volo dalla gioia come con gli autori che ho amato di più, da Truffaut a Bertolucci. Per me è un modo per andare avanti, non siamo fatti per guardarci indietro. Il passato dovrebbe essere una testimonianza per insegnarci a migliorare le cose. Il nostro cammino è il futuro». 

Fra i grandi registi con cui ha lavorato c’è anche Mario Monicelli. Che ricordo ha di lui?
«Venero la semplicità e Mario rappresentava la genialità di un grande uomo semplice. Sono stata spesso a cena con lui a Viareggio e notavo che lasciava i piatti, prendeva il pane e se lo metteva in tasca. Non capivo cosa facesse, alla fine gliel’ho chiesto e lui mi ha riposto che quando i piatti erano troppo arzigogolati non li mangiava, prendeva il pane, se lo metteva in tasca e quando gli veniva fame se lo mangiava».

 

 
Cosa detta le sue scelte quando legge una sceneggiatura?
«Il cinema è bello anche nelle cose non dette, non bisogna sempre aspettare puntualmente che il protagonista pianga, porga la parte migliore di sé, faccia la scena madre. Mi piace un cinema potente, ma discreto, in cui ci sia posto per tutti; d’altronde l’umanità è così varia. Non discrimino nelle scelte, ma sul set sono una principessa e mi piace essere servita bene. Ora girerò un film ancora senza titolo con un giovane di cui mi fido istintivamente, Edoardo Falcone, insieme a Elio Germano, che per me è un mito, un grandissimo attore».

Il cinema italiano ha difficoltà a raccontare le donne in tutte le sue peculiarità?
«L’ho verificato in prima persona. Nonostante abbia lavorato tanto, e non sono stanca di farlo, di film come Io la conoscevo bene di Antonio Pietrangeli ne ho fatto uno solo. Con un regista che amava le donne come nessun altro. Poi ne ho fatti altri con un suo seguace come Ettore Scola, che ha diretto forse alcuni dei migliori film della mia carriera come C’eravamo tanto amati».

La condizione femminile è sempre più d’attualità. In che modo vorrebbe impegnarsi per stimolare una reazione contro il femminicidio?
«Tutti dovremmo fare qualcosa, con un impegno civico maggiore. Si deve partire dalle scuole, dall’educazione, bisogna parlare presto e bene di questi problemi. La mia era una famiglia patriarcale, quel poco che so l’ho imparato tutto lì, in un contesto quasi esclusivamente maschile, vivendo benissimo con i miei sette cugini maschi e mio fratello. Mi fidavo tanto di loro. A noi donne ci tocca di porgere graziosamente l’altra guancia, non abbiamo la forza di sferrare dei cazzotti, ma per piacere aiutateci a fare un percorso alla pari. Bisogna fare una rivoluzione, presto e bene, subito, perché non è più possibile. Se uno mi desse una coltellata gliene darei una nel punto più letale. A parte le boutade, bisogna passare dai sorrisi ai fatti: si parla delle nostre figlie e delle nostre madri».

Lei ha fiducia nella possibilità della politica di fare qualcosa? In questo momento c’è molto pessimismo nel Paese e in una realtà come Roma.
«È una tragedia umana, sono molto preoccupata per me, per i miei figli e i miei cinque nipoti. Mi dispero anche per loro e non è giusto, bisogna fare qualcosa subito. C’è un partito “liquido” in cui ci sono donne con delle cariche importanti. Me ne compiaccio, ma è un salto nel buio e non ce lo possiamo permettere in questo momento, specialmente a Roma. Sono molto preoccupata, non dovremmo mai perdere tempo, la storia ce l’ha insegnato chiaramente. Basta, bisogna cominciare a galoppare, voglio propormi a qualcuno di cui mi fidi, cercherò di prendere il toro per le corna mettendomi a capo di un’iniziativa. Chiederò collaborazione, bisognerà farsi venire un’idea, ma adesso basta». 

Fra poco ci sarà il referendum.
«Occasione che non andrebbe persa, al di là degli schieramenti politici.
La mia vita parla chiaro, non sono mai salita sul carro dei vincitori, però nella situazione in cui troviamo, con i politici che abbiamo, suvvia, cerchiamo di fidarci del meno peggio e di quello che qualcosa la fa, in modo che la possa fare presto».

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