Pensioni, 370 mila all’estero una su sei in fuga dall’Italia

Pensioni, 370 mila all’estero una su sei in fuga dall’Italia
di Luca Cifoni
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 11 Aprile 2018, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 3 Ottobre, 20:00
ROMA L’Inps paga all’estero poco meno di 400 mila pensioni, mediamente di importo piuttosto basso. Ma questa ampia platea di beneficiari, distribuita su tutti i Continenti, è costituita in realtà da tre “mondi” abbastanza diversi. Ci sono i molti italiani emigrati all’estero nei decenni scorsi portandosi dietro un “pezzetto” più o meno esteso di contribuzione. Un altro gruppo è costituito da cittadini stranieri che con varie modalità hanno lavorato nel nostro Paese per poi lasciarlo. E infine soprattutto negli ultimi tempi cresce la quota di nostri concittadini che decidono di trasferirsi all’estero al termine dell’attività lavorativa, per godersi il pensionamento in Paesi che offrono un costo della vita più contenuto o un trattamento fiscale più favorevole (o entrambe le cose). Il recente rapporto 2018 sul sistema previdenziale italiano messo a punto dal Centro studi e ricerche di Itinerari previdenziali permette di mettere a fuoco un po’ meglio queste differenti realtà.

LA METÀ IN EUROPA
In particolare il rapporto analizza le 373.265 pensioni che l’Inps ha pagato all’estero nel 2016. L’82,6 per cento va a cittadini italiani, il 17,4 per cento a stranieri. Complessivamente quasi la metà di questi trattamenti resta in Europa, mentre circa un quarto prende la via dell’America settentrionale. La scomposizione per singoli Paesi riflette chiaramente la storia dell’emigrazione italiana nel secolo scorso. Il maggior numero di assegni viene pagato in Canada, seguono l’Australia e la Germania. La Francia è al quarto posto ma i pensionati italiani che vivono lì sono quelli che ricevono l’importo complessivo più alto: il valore annuale totale delle quasi 45 mila pensioni Inps è di circa 100 milioni, contro i 76 milioni relativi ai 57 mila trattamenti che prendono la strada del Canada. Gli importi medi relativamente più elevati sono però quelli dell’Argentina: quasi 96 milioni di euro distribuiti su poco meno di 26 mila assegni.

Un aspetto importante evidenziato da Itinerari previdenziali riguarda la suddivisione tra le pensioni liquidate in “regime di convenzione internazionale” frutto di contributi pagate in parte in Italia in parte all’estero e quelle in “regime nazionale” ovvero derivanti da contribuzione interamente pagata in Italia. Si può presumere che queste ultime si riferiscano in buona parte a italiani che hanno deciso di lasciare il Paese da pensionati: sono 59.537 ovvero il 16 per cento del totale, quasi una su sei.

SEI MESI FUORI
Lo stesso fenomeno può essere esplorato da un’altra angolatura, quella fiscale: 55.238 pensioni (oltre la metà delle quali in Australia) sono detassate in tutto o in parte: sfruttano cioè il trattamento fiscale più favorevole offerto da alcuni. Per usufruirne in sostituzione del regime italiano occorre risiedere per più di sei mesi all’estero.
Naturalmente anche i pensionati oltre confine sono oggetto di verifiche. Parte proprio in questi giorni la seconda fase dell’operazione di accertamento della effettiva esistenza in vita dei pensionati: riguarderà Nord, Sud e Centro America, Asia, Estremo oriente, Stati dell’Est Europa e Paesi scandinavi. Gli interessati riceveranno la richiesta di attestazione dell’esistenza in vita da parte di Citibank, incaricata dallo stesso istituto nazionale di previdenza: dovranno inviarla indietro, controfirmata da un testimone, in modo che risulti pervenuta entro i primi giorni di luglio. A coloro che non provvederanno la pensione sarà sospesa a partire dalla rata di settembre.
© RIPRODUZIONE RISERVATA