E’ banale sostenere che il divieto di apologia del fascismo è un atto fascista. Questo tipo di approccio va bene soltanto per motteggi geniali come quello di Ennio Flaiano, secondo cui in Italia esistono due tipi di fascisti: i fascisti e gli anti-fascisti. Il problema è un altro. E’ quello, per usare un parolone, dello Stato eudemonologico. Cioè lo Stato che ti educa perché ha la presunzione di essere espressione della «volontà generale» che in questo caso sarebbe tutta compatta nel credere che uno dei maggiori problemi dell’Italia di oggi siano i ragazzi che giocano a fare i fascisti su Marte o scimmiottano sul web certo nostalgismo di nicchia.
La bulimia legislativa è uno dei caratteri nazionali. A che cosa serve una norma in più quando già abbiamo quelle di Scelba nel ‘52 e poi di Mancino? E a proposito della legge Scelba, una cosa è vietare la ricostruzione del partito fascista, già sanzionata con pene dai 18 mesi ai 4 anni, e un’altra è andare a caccia di gagliardetti.
Voltaire diceva che la censura è sempre stupida.
Che senso ha vietare la paccottiglia mussoliniana sulla bancarelle, lasciando la libera vendita nei mercatini dei berretti dell’Armata Rossa e dei cimeli del comunismo?
Nascondere la storia e non raccontarla tutta - per esempio il capitolo del consenso pressoché totale avuto dal regime fascismo fino alla guerra - è la maniera migliore per farla mitizzare a chi non viene dotato di strumenti veri per conoscerla.
Non tiene conto il ddl Fiano, perché offuscato da un’ansia politicamente corretta, che il confine tra la propaganda e la conoscenza è labile. Ed è difficile, legislativamente, distinguere tra un post di bassa propaganda e un video su YouTube con i discorsi di Goebbels, che della propaganda novecentesca è stato uno dei massimi inventori ed è un personaggio storico che non si può non conoscere. Il problema è che, quando si sfonda la soglia della criminalizzazione, non si sa dove si va a finire.
Ogni cosa vietata diventa più attraente.
L’irrealismo della legge Fiano sarebbe stato bocciato da un comunista doc. Come Palmiro Togliatti. Più di tutti si batté, nei lavori della Costituente, nel non esagerare in divieti anti-democratici contro chi era affezionato al passato regime.
Reati sono i fatti, non le opinioni.
La cultura liberale è l’opposto dello Stato etico che stabilisce il bene e il male. Ma il liberalismo resta sempre l’anello mancante della storia d’Italia.
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