Grillo-show, ma il comico resta ingabbiato dal politico

Grillo-show, ma il comico resta ingabbiato dal politico
di Mario Ajello
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- Ultimo aggiornamento: 3 Febbraio, 14:29
dal nostro inviato

MILANO - Cabaret, tecnologia, psicoanalisi. Beppe prova a reinventarsi in "Grillo vs Grillo", lo show con cui dovrebbe tornare all'antico e allontanarsi dalla militanza e dalla leadership. Nessun vaffa, e una fragilità da attore che sembrava sparita. Dice agli amici prima di entrare in scena a Milano, per questo che non vorrebbe essere il solito comizio: «Ho bisogno di riconquistare la mia libertà di artista. Ma se in sala vedo soltanto gente normale, e non i nostri attivisti a 5 stelle che mi fanno sentire a casa, chiamo i giornalisti e annuncio che sciolgo il movimento». Scherza, naturalmente. Ma niente paura: in platea sono tutti grillini a godersi il loro idolo voglioso di cambiare registro perché la politica lo diverte sempre meno e fare il comico gli porta più soldi.

NIENTE SOLD OUT
Qualcuno grida: «Parlaci male di Renzi». E lui: «Di chi?». Ma subito dopo, l'incipit è questo: «Italiani il nostro movimento è un capolavoro!!!!». E autoironico: «Siamo entrati in 140 in Parlamento. E siamo rimasti in due....». Ma in realtà nei primi cinque minuti, è il suo ologramma che parla, poi arriva lui in carne e ossa: «Ma come posso continuare a vivere in questo sdoppiamento tra politico e comico? Voglio tornare ad analizzare la realtà come prima». Esempio: «A dire liberamente che la casa di Sanremo è bruciata perché sono esplosi gli zigomi al botulino di Garko». Grillo due e Grillo uno dialogano e litigano. «Io non volevo diventare leader, ho solo scherzato», motteggia. Nebbia e desolazione fuori dal tendone e dentro lui che litiga con il suo doppio, lui che suona la chitarra come un tempo, lui che rincorre i robot sul palcoscenico. 

Sotto, c'è Gianroberto Casaleggio con la sua scoppola, laconico come sempre: «Qui si parla di futuro, quindi di politica». Controlla che tutti i posti siano occupati, perché un po' del ricavato serve anche a finanziare il movimento. Fioccano i selfie dei fan con Casaleggio, e quando lui incontra Pietro Ricca - il ragazzo che gridò «puffone» in faccia a Berlusconi al palazzo di giustizia e passò i guai per questo - si parlano così: «Come va?», «Benino, compatibilmente con il fatto che questo è un Paese di m....». Anche Di Maio è omaggiato dai presenti: «Bravo Luigi, sei arrivato senza scorta». Ancora raffiche di selfie.

Riempire la platea non è stato facile, da 20 a 50 euro i biglietti. Alla fine Beppe ce l'ha fatta anche se non c'è il sold out. Parte lo show. Ma da subito si capisce che il nocciolo della questione resterà aperto. Che cos'é Grillo ormai, un politico che si è annoiato dei M5S o un comico che sta tornando al vecchio mestiere? Proprio perché la questione resta irrisolta, non decolla lo spettacolo "Grillo vs Grillo", il leader contro il fool, il capo partito contro il clown. Ricalca con l'aggiunta della tecnologia e dell'interazione il canovaccio dei trascorsi successi e racconta storie, canta canzoni, fa autobiografia. Ma la corda pazza risulta irrimediabilmente appesantita dall'esperienza a 5 stelle. 
Evita la propaganda, e però spogliarsi di tutto, delle campagne elettorali trascorse e di quelle ancora da affrontare, tra amministrative adesso e politiche nel 2018 o prima, non è impresa facile. In platea comunque si divertono. «É un comizio a pagamento? Ma boh, sappiamo solo che è fortissimo». 

Racconta la sua vita, spazia tra Tenco e Pippo Franco: «Ho rubato canzoni e battute a tutti». E ripropone le tirate ecologiste: «Troppi spazzolini da denti usiamo». E giù con l'economia «tutta fatta di latte di polvere a cinque euro al litro e l'acqua che costa più del petrolio». Ma ecco a uno in prima fila: «Sei del Pd, io lo so che sei del Pd...». E i grillini? «Uno mi ha detto sono un attivista non simpatizzante. E io: cioè? Voto grillino ma tu mi stai sui coglioni». 

IL RACCONTO
Parla di sé, delle sue idee innovative, di energia, di computer, dei suoi successi. Di Casaleggio che gli appare sul maxi schermo tramite ologramma. «Mi ha aperto gli occhi sul futuro. E mi ha insegnato a fare i post. Da lì è partita la mia nuova strada. Le denunce. Le compagne». E ancora: «Ma ancora con le macchine? Ma a che servono più le automobili? Non facciamo che pensare a queste eppure la macchina ha finito il suo predominio». Queste cose Grillo non le aveva già dette un milione di volte? Le risate del pubblico non sono tante. E in questo show non si produce, ammesso che nei vecchi spettacoli di Grillo sia accaduto, quella che Aristotele nella "Poetica" chiamava la «catarsi comica». 

In "Grillo vs Grillo", Beppe sembra consapevole però di una cosa, che è sempre stata chiarissima agli antichi comici. Ossia che la verità della satira è istantanea. Mentre la verità della politica si manifesta sui tempi lunghi. Le due veritá non possono convivere molto a lungo, e tantomeno accasarsi in un partito o in un movimento. Sará per questo che Grillo - il cui manager sta proponendo a Rai1 il gran rientro nella tivvú nazional-popolare con un nuovo spettacolo - vorrebbe in prospettiva tornare ad essere il commediante che i politici li critica ma non aspira a prenderne il posto. Aristofane gli avrebbe detto da subito di fare così, Beppe lo sta capendo soltanto adesso ed è più difficile, però, riacciuffare adesso la libertà perduta. 
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