Frontex per i suoi euroburocrati spende 37 milioni: come Triton in un anno

Frontex per i suoi euroburocrati spende 37 milioni: come Triton in un anno
di Marco Ventura
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Domenica 26 Aprile 2015, 22:55 - Ultimo aggiornamento: 27 Aprile, 07:38
L’Europa? Un dispendioso carrozzone burocratico. I numeri parlano da soli. Il personale delle agenzie europee decentrate, che 15 anni fa erano 12 e oggi sono 32 con sedi nei diversi Paesi, è passato da 1.486 unità nel 2000 a 6.050 nel 2013. Quadruplicato. La macchina amministrativo della Ue brucia fra un terzo e metà delle risorse in rapporto alle spese operative. Eppure, l’Italia ha dovuto faticare per ottenere uno stanziamento aggiuntivo ai “miseri” 2,9 milioni al mese destinati a Triton, l’operazione di pattugliamento delle frontiere marittime sotto l’ombrello di Frontex, l’agenzia che vigila sulle frontiere esterne. Questa e altre strutture si occupano di immigrazione, aiuti umanitari e sostegno all’asilo politico.

Addirittura, il budget del Dipartimento “Echo” della Commissione, per l’assistenza umanitaria e la protezione civile, ammonta da solo a oltre 1 miliardo e 300 milioni di euro distribuiti a una miriade di Organizzazioni non governative e organismi internazionali, comprese le Nazioni Unite. Nella previsione di bilancio di Frontex per il 2015 si sottolinea che il rapporto tra spese amministrative e operative sarà di 28 a 72 per cento. In un’interpretazione benevola arriverebbe a 84/16 per cento. Ma quanto c’è di «amministrativo» nelle spese che compaiono come operative? La realtà è che per uno staff di 317 persone, la spesa relativa al personale nel 2014 ammonta a 20 milioni e 472mila euro, a cui vanno aggiunte le «altre spese amministrative», 12 milioni e 590mila (comprensivi di oltre 5 milioni di affitto, sede in un grattacielo di Varsavia, 1 milione più che nel 2012). E fanno quasi 33 milioni. Se si sommano oltre 4 milioni e mezzo per non meglio precisate «relazioni esterne», si arriva a una cifra pari a quella di Triton prima dell’ultimo Consiglio europeo.

RIUNIONI «NON OPERATIVE»

Previste quest’anno alcune correzioni sul 2014, come il taglio di un milione di affitti e quello di un posto di lavoro su 317, e un accorpamento di voci che rende invisibili le «riunioni non operative» (615mila euro l’anno scorso) o l’investimento di 675mila in «informazione e trasparenza» (1 milione nel 2013). Il bilancio di Frontex nel 2015 supera oggi i 114 milioni. In attesa del consuntivo dopo gli ultimi impegni presi a Bruxelles, spicca la proporzione ufficiale tra spese operative e amministrative nel 2014, rispettivamente il 62 per cento e il 38, mentre queste ultime erano il 33 per cento nel 2013.

Ma Frontex non è l’unica agenzia a occuparsi di frontiere e immigrazione. C’è anche l’EASO, l’Ufficio di supporto all’asilo europeo con sede a La Valletta, Malta, che a regime dovrebbe impiegare 51 persone rispetto alle 45 del 2013. Le spese per lo staff ammontano a 6 milioni e 130mila euro, cui vanno aggiunti oltre 2 milioni e 500mila euro di spese infrastrutturali. Gli affitti sono raddoppiati, in un anno, da 385mila a 765mila. E 12mila euro risultano spesi per «contatti sociali tra lo staff». Totale: quasi 15 milioni di euro. Ma i rivoli sono tanti. C’è pure il fondo europeo per i rimpatri, che tra il 2008 e il 2012 ha bevuto oltre 60 milioni (26 dei quali messi a disposizione dall’Italia).

Un esempio: 424mila euro per riportare 60 nigeriani a Lagos. «Il numero totale del personale e i contributi europei - si legge nella comunicazione per il 2014-2020 della Commissione Ue all’Europarlamento sulle agenzie, datata luglio 2013 – sono aumentati considerevolmente nel tempo, risultato della creazione di nuove agenzie e dell’estensione delle competenze di quelle esistenti». L’obiettivo oggi? Ridurre del 5% il personale.

Ma ci sono agenzie che continuano a espandersi e il conto della Commissione è una strana somma e sottrazione: i posti che servono in più, tolti quelli pari al 5 per cento di riduzione. Così alla fine il conto è pari. Si va dall’Agenzia europea di controllo della Pesca (EFCA) a Vigo, in Spagna, alla Sicurezza aerea a Colonia e marittima a Lisbona, dall’Ufficio europeo di polizia dell’Aia, in Olanda (EUROPOL), all’Accademia europea di polizia a Branshill House (Regno Unito), dalla Sicurezza alimentare a Parma ai Diritti fondamentali a Vienna e all’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere a Vilnius, Lituania, fino al centro di traduzione degli organismi dell’Unione a Lussemburgo. Una costosa euro-Babele.

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