Fabiola Gianotti: «Le nuove chiavi per l’Universo»

Fabiola Gianotti: «Le nuove chiavi per l’Universo»
di Alessandro Di Liegro
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Martedì 22 Settembre 2015, 22:48 - Ultimo aggiornamento: 23 Settembre, 18:45
​Fabiola Gianotti ha appena terminato la sua relazione introduttiva al 101esimo congresso nazionale della Società Italiana di Fisica, nella sede centrale del Cnr a Roma: in accordo al tema del congresso ha presentato quelle che sono le nuove sfide per la ricerca degli acceleratori di particelle, che in futuro saranno sempre più grandi e più potenti – è in progetto un anello di 100 km che costeggerà le montagne dello Jura e passerà sotto il lago di Ginevra – e che permetteranno di studiare quella che lei chiama “nuova fisica”: «Non sappiamo cos'è e quali sorprese può regalarci – afferma Gianotti che da gennaio sarà la nuova direttrice del Cern di Ginevra – ce lo dirà la natura».

Professoressa Gianotti: quali sono le prossime sfide per la fisica?

«Scoprire la composizione della materia oscura, il capire il perché la materia predomini sull’antimateria e se l'espansione dell'universo è dovuta all'energia oscura».

Come mai la materia oscura è così sfuggente agli strumenti attualmente a disposizione?

«Non interagisce con i nostri strumenti; potrebbe essere qualsiasi cosa» (Secondo le ultime teorie solo il 5% dell’universo sarebbe fatto di materia, il 23% di materia oscura e il restante 72% di energia oscura, ndr).

Nella sua relazione ha parlato del futuro del Large Hadron Collider, l'acceleratore di particelle del Cern.

«Abbiamo calcolato che nel 2035 potrebbe fornire 100 volte più dati rispetto a oggi. Ma già nel “run2” degli esperimenti e nello sviluppo dell'LHC ci aspettiamo grandi sorprese».

A proposito di sorprese, ai suoi esperimenti è dovuta la scoperta dell'esistenza del bosone di Higgs, a quasi cinquant'anni dalla sua teorizzazione.

<«Non è stata proprio una sorpresa. L'LHC ha funzionato benissimo. Piuttosto sono rimasta stupita dalla velocità con la quale abbiamo scoperto l'esistenza del bosone, che ha un'importanza fondamentale per la fisica sperimentale: in primis completa il cosiddetto “modello standard”, inoltre può essere la chiave proprio per lo studio di questa fisica nuova. Dal suo comportamento potremmo ricavare nuove chiavi per capire l'universo».

Si ricorda il momento in cui al Cern avete avuto la conferma della scoperta del bosone?

È stato un momento di grande gioia mista a emozioni diverse: da un lato la stanchezza perché abbiamo lavorato tantissimo per raggiungere questo risultato. Dall'altro la soddisfazione per un lavoro di équipe che ha coinvolto gli scienziati di tutto il Mondo che lavorano al Cern».

Al Cern, di cui lei sarà direttrice il prossimo gennaio, lavorano scienziati di diverse nazionalità, etnie e religioni.

Sì, è vero. È un esempio di come la cooperazione e la collaborazione fra persone diverse possa portare al progresso della scienza e della società. Questo perché la scienza ha valori universali che non toccano interessi specifici»

Eppure talvolta la scienza può dividere, un caso è lo sviluppo della tecnologia nucleare in Iran

«Non confondiamo la scienza con le sue applicazioni. È una follia pensare di rallentare lo sviluppo scientifico per paura delle sue applicazioni. Così facendo si annullerebbero anche quelle applicazioni positive. La conoscenza appartiene a tutti»

Fra la missione spaziale di Samantha Cristoforetti, al “flyby” su Plutone, tornando indietro alla scoperta del bosone di Higgs, sembra che la scienza desti sempre più interesse al grande pubblico.

«L'uomo è un essere intelligente. Il grande interesse nasce dal coinvolgimento della società stessa che è entusiasta alla notizia di nuove scoperte: la conoscenza, come ho detto appartiene a tutti».

La scienza è sempre più italiana e sempre più donna?

«L'Italia ha avuto da sempre un ruolo preminente nella fisica mondiale. Per quanto riguarda le donne, il divario numerico con gli uomini si sta pian piano riducendo grazie a giovani studiose di fisica e al lavoro di un numero sempre maggiore di scienziate».
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