Bullismo, le violenze cominciano alle elementari: richieste di aiuto soprattutto al Nord

Bullismo, le violenze cominciano alle elementari: richieste di aiuto soprattutto al Nord
di Raffaella Troili
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Martedì 21 Marzo 2017, 00:05
«Io ti violento», sussurrato candidamente all’orecchio, piegando delicatamente la testa del compagno. Accade alle elementari, a Roma, le violenze strisciano e prendono forma già lì, nei confronti del bambino vagamente effeminato, o che vuol giocare con le compagne. Alzano il tiro alle medie, il bersaglio è solo quello più sensibile, educato o lo straniero, «romeno di m..., tanto prendi un altro quattro». Tutti minimizzano, a volte anche le vittime, i genitori, e i docenti. Comprese le ragazzine, costrette ad assistere o a subire comportamenti e frasi volgari dettati dai primi sconvolgimenti ormonali. La violenza può essere sottile: ti escludo dai gruppi whatsapp, dalla partita di calcetto, non ti invito alla festa ma te lo faccio sapere, ti prendo in giro sui social. Una goccia cinese.

Fino ai casi choc degli ultimi giorni, che attraversano lo Stivale. Agghiaccianti quanto radicati nel sottobosco quotidiano. A Vigevano una baby gang di italiani tra i 15 e i 16 anni ha violentato e umiliato un coetaneo, postando le foto sui social network. Sono accusati di riduzione in schiavitù. A Roma, l’ultimo fatto di cronaca ha visto un gruppo di ragazzini prendere di mira, rapinando e malmenando, una serie di negozianti cinesi e bengalesi. Ma in gruppo, in branco, molte altre violenze si sono consumate, e non per forza son finite sui giornali, come quella della Balduina. Vittima Enrico Aurili, scelto a caso, era sceso a portare il cane a spasso di notte, un gruppo di giovanissimi, un paio con famiglie anche importanti, aspettavano annoiati che passasse qualcuno («che voi fa?»; «menà qualcuno» si sente nelle intercettazioni), muniti di spranghe e passamontagna. L’hanno rincorso, gli hanno sfondato la scatola cranica. Era l’ottobre 2014. Ancora. Tre giorni fa a Mugnano, alle porte di Napoli: un 13enne è stato picchiato da tre bulli, il papà dopo aver denunciato l’accaduto ai carabinieri, ha pubblicato la foto del volto tumefatto del figlio su Facebook lanciando un appello a quanti sono vittime di violenza: «Denunciate, perché gli autori di tali soprusi non devono passarla liscia».

IL SOMMERSO FA PAURA
Soprusi che Telefono Azzurro gestisce ogni giorno: le segnalazioni di episodi di bullismo e cyberbullismo riguardano il 10% delle richieste di aiuto e provengono per la maggior parte dal Nord (il 46%); il 35% degli studenti dichiara di essere stato oggetto di bullismo psicologico a scuola. «Un fenomeno quotidiano che gli adulti non percepiscono, c’è un sommerso vastissimo ma bambini e genitori ne parlano a fatica», l’allarme del presidente Ernesto Caffo.
Giovanna Pini, presidente del Centro nazionale contro il bullismo, docente di Roma Tre, va in giro per le scuole a far dibattiti, perché «è lì che si consuma la ripetitività dell’evento». In questi incontri succede che le vittime scoppiano a piangere, a volte qualche bullo, di fronte magari alla testimonianza della madre di un ragazzo che alla fine si è tolto la vita, capisce quanto male sta facendo. «Sono atti di violenza vera e propria, anche le femmine sono passate dal bullismo psicologico a quello fisico. Ma il problema più grande è che ora le loro malefatte le mettono pure su internet. E così lo sanno 20mila persone in pochi minuti. Bisogna muoversi, serve una legge, serve il supporto dello Stato».

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