Alitalia, Fs e cordata Delta-AF Klm al 40%: il governo chiede prudenza sui francesi

Alitalia, Fs e cordata Delta-AF Klm al 40%: il governo chiede prudenza sui francesi
di Osvaldo De Paolini
4 Minuti di Lettura
Venerdì 25 Gennaio 2019, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 00:06
Trenta giorni ancora. Il cda delle Fs ha chiesto e ottenuto un altro mese di tempo per mettere a punto la proposta destinata a offrire una chance di salvezza ad Alitalia: nuovi soci, nuovo progetto, dimensione globale. Dopo che mercoledì Lufthansa si è di fatto autoesclusa dalla gara, ribadendo di non avere alcuna intenzione di entrare in minoranza nel capitale della compagnia italiana e soprattutto non in partnership con il governo, alle Fs non resta che accelerare la trattativa con Delta Airlines che ha preteso e ottenuto di coinvolgere - seppure con una partecipazione minore - anche AF Klm puntando soprattutto sulla componente olandese. Di là delle questioni di governance tuttora sul tavolo - sebbene sia implicito che l’amministratore delegato della compagnia sarà espressione della maggioranza italiana mentre la guida operativa affidata agli americani - restano alcuni nodi non proprio semplici da sciogliere. A cominciare dagli esuberi che, sebbene in numero decisamente minore rispetto alle pretese dei tedeschi, sono comunque un tema sul quale un punto fermo non è ancora stato trovato.

LA CRESCITA
E se sui piani di crescita interna e di sviluppo globale le posizioni sono assai più vicine rispetto ai tagli drastici proposti da Lufthansa, ancora non sono chiari i pesi azionari. Ipotizzato che Delta e AF Klm avranno insieme il 40%, l’idea che Fs disponga del 20 o anche del 30% e il resto delle azioni sia in mano a una cordata disomogenea lascia perplessi, se l’obiettivo è di una partecipazione-presidio del sistema Paese. Di qui l’idea maturata in ambito governativo che Fs debba possedere almeno una quota pari a quella dei soci industriali, o addirittura superiore. Il resto sarà nelle mani del Tesoro, che avrebbe già deciso di convertire una parte (fino al 15%) del prestito-ponte da 900 milioni, e di qualche partecipata dello Stato sinergica all’attività della compagnia.

Ma qual è la situazione attuale dei conti Alitalia? Posto che è opinione unanime che la gestione commissariale sia stata inappuntabile, i risultati del 2018 ne sono prova concreta. I ricavi, in crescita per il secondo anno consecutivo e a parità di flotta, si sono incrementati del 6,9% superando abbondantemente 3 miliardi. Notevole il balzo delle vendite digitali, cresciute del 18,2% (del 27,6% rispetto al 2016).

Un fatto, questo, che fa riflettere perché digitalizzazione significa controllo dei dati, con tutto ciò che si porta in termini di ricadute operative (il riacquisto della società Loyalty non è per caso); e poiché Alitalia è un’azienda laziale, è facile intuire quali nuove opportunità di impiego si aprono per quel territorio. Quanto ai costi operativi, se da una parte si registra un nuovo taglio del 2,2% va segnalata la prestazione sul fronte del costo del carburante, aumentato del 14,1% (100 milioni in più rispetto al 2017) a fronte di un incremento del prezzo del petrolio del 30,8%. Analoga ottimizzazione anche sul fronte dei costi del leasing, ridotti del 20,4%. Sicché per la prima volta l’Ebitdar, il margine operativo prima di ammortamenti e leasing, è positivo per 83 milioni. Naturalmente il bilancio chiude ancora in rosso, ma con una perdita dimezzata (154 milioni contro 312 nel 2017) e ridotta a un terzo rispetto al 2016. Va tuttavia segnalato che, a parità di perimetro, l’azienda ha continuato a investire mettendo sul tavolo altri 200 milioni. Infine il prestito di 900 milioni concesso dal Tesoro per assicurare la continuità aziendale: in diciotto mesi sono stati utilizzati 200 milioni, sicché in cassa ne restano 703.

Il fatto che la macchina sia tornata a funzionare è del resto provato dal forte recupero di efficienza operativa. Basti dire che nei dodici mesi i passeggeri sono cresciuti di 200 mila unità; ma è il balzo del 7,1% registrato da quelli di lungo raggio (la quota di ricavi più redditizia) che denuncia quanto incongrua sia la proposta Lufthansa - sebbene tuttora spinta da esponenti della Lega contro la netta opposizione dei Cinquestelle - i cui piani di fatto non prevedono il lungo raggio nel futuro di Alitalia.

BRACCIO DI FERRO LEGA-5MS
Tutto ciò è stato possibile grazie al fatto che nel 2018 la compagnia ha occupato in Europa il 2° posto per puntualità con valori prossimi a 100. Quanto al 2019, secondo le slide fornite dai commissari ai vertici di Fs, per la prima volta dopo anni si profila addirittura un utile lordo, sempre a parità di flotta.
Insomma, la compagnia è matura per essere consegnata nelle condizioni migliori ai nuovi azionisti e al nuovo management. Però i tempi a questo punto stringono, perché se è vero che i commissari le hanno restituito robustezza strutturale (anche grazie al personale la cui produttività è accresciuta e che non fa scioperi da 21 mesi), è pure vero che senza capitali freschi e una nuova mission dagli orizzonti più ampi non ci metterà molto a scivolare nuovamente nell’imbuto della crisi.
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA