Il medico di Albertone: «Sordi nella sua villa voleva un orfanotrofio: un desiderio tradito»

Il medico di Albertone: «Sordi nella sua villa voleva un orfanotrofio: un desiderio tradito»
di Adelaide Pierucci
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Sabato 17 Marzo 2018, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 18 Marzo, 09:17
ROMA Non voleva un museo come quello che è stato realizzato. Alberto Sordi avrebbe voluto riservare la sua casa, la villa della Terme di Caracalla, a un orfanotrofio. E la sorella Aurelia voleva rispettare quel desiderio. Rodolfo Porzio, il medico storico dell’Albertone nazionale, ieri, in aula lo ha raccontato sotto giuramento. Il processo è quello a carico dei domestici che, appoggiati da professionisti, avrebbero raggirato la signorina Aurelia per mettere le mani sul suo patrimonio e ora sono accusati di circonvenzione di incapace.

LE ULTIME VOLONTÀ
«Alberto Sordi - ha dichiarato in aula Porzio - voleva destinare la villa ai bambini. La sorella rispettava i suoi desideri». Dopo le domande del pm Gianluca Mazzei, dell’avvocato Francesca Coppi che, con il collega Andrea Maria Azzaro, assiste i parenti dell’attore, il medico ha aggiunto: «Sordi morì alle 22.30 del 24 febbraio, c’eravamo solo io, Aurelia e la domestica Pierina. Anche dopo ho continuato a visitare Aurelia ogni due settimane. Nel gennaio 2011, la trovai svanita e con allucinazioni, tanto che mi raccomandai con il personale. Vidi la signorina fino al rientro dalle sue vacanze, a settembre del 2011. A ottobre mi furono chiuse le porte della villa. Mi arrivò una lettera firmata da un legale in cui mi si chiese di non insistere a telefonare». Aurelia (scomparsa nel 2014) fece il testamento, poi contestato, nell’aprile 2011. 

Le rivelazioni di Porzio non sorprendono i cugini dell’attore, parti civili nel processo. Renato Ferrante, che sembra il sosia di Alberto Sordi, ricorda: «Dalla segretaria storica, Annunziata Sgreccia, poi allontanata, ho saputo che Alberto diceva spesso: “In casa è mancato il sorriso dei bambini”. Ecco perché voleva diventasse un orfanotrofio». Le testimonianze vanno tutte nella stessa direzione: «Le rivelazioni di Porzio corrispondono a ciò che sapevamo - ha detto Igor Righetti, nipote di Alberto - mio zio ci disse più volte di voler destinare la villa a orfanotrofio, non a un museo, troppo lontano dal suo modo di essere. Chi lo conosceva sa che aveva adottato a distanza decine di bambini. Dopo aver costituito le fondazioni per gli anziani e per i giovani artisti con poche possibilità, l’orfanotrofio sarebbe stato il compimento della sua generosità». 

IL MUSEO
«Non siamo contrari a un museo - ha aggiunto il cugino Alberto Isopi - ma ci sono questioni di fondo da chiarire». Il museo però secondo la Fondazione Museo Alberto Sordi non va toccato. Nicoletta Piergentili legale della Fondazione, parte civile in quanto erede universale, ha dichiarato che «La villa, secondo il volere di Alberto prima e di Aurelia poi, ha la funzione di rappresentare per tutti i romani la memoria storica del grande attore, della sua vita, e delle sue opere». 
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