Un attestato di fede nel riscatto degli umili

Un attestato di fede nel riscatto degli umili
2 Minuti di Lettura
Venerdì 12 Settembre 2014, 05:29
IL TESTO
Cambiare il mondo con le parole. L'approdo del nuovo testo teatrale di Dacia Maraini, Bakunin, il leone e il coccodrillo - ieri sera in prima nazionale ad Arona con la regia di Hervé Ducroux, replica stasera - somiglia a un rinnovato atto di fede. Il lungo percorso della scrittrice, sempre pronta a dare voce agli umili, ai più fragili e agli esclusi, si arricchisce di un nuovo suggestivo tassello. Un testo sull'anarchico russo Michail Bakunin nel bicentenario della nascita: la voce di una nonna affabulatrice e quella ingenua del nipote sono il filo di un racconto che avvicina Bakunin nella sua umanità, nella sua inquietudine. Non c'è solo il pensatore ma c'è l'uomo, l'amore per la moglie, il suo interrogarsi e interrogare gli altri e il mondo. Così, seguendo l'appassionata parabola di questo rivoluzionario, esplode nel testo l'attualità delle sue grandi domande, a cui fa il controcanto l'amico più estremista Nacaev. Che cos'è una “causa”? Quanta dedizione richiede una battaglia politica? Che rapporto c'è fra il fanatismo e la rivoluzione? La rivoluzione è un movimento dall'alto o dal basso? Su questo si confrontano nel finale Bakunin e Marx. Con passione civile e levità poetica, Dacia Maraini ha scritto - nel nostro tempo disincantato e cinico - un testo sui grandi ideali, sugli slanci della mente e del cuore, e sulla inesausta conquista della libertà («La parola Libertà, amore mio, la parola più bella del mondo»). Lo scenario è quello di Arona e del Lago Maggiore, i luoghi del festival “Teatro sull'Acqua” diretto da Maraini, che conta su molti importanti ospiti, da Dario Fo a Valerio Massimo Manfredi.
Paolo Di Paolo